Gesù è seduto al bar, capelli sulle spalle e barba lunga sul petto. Cena in fretta ed è già concentrato sull’ultimo abbraccio a sua madre, sul bacio che presto riceverà da Giuda, sul gallo che canterà tre volte e Pietro che lo rinnegherà. Sul suo corpo che tra meno di tre ore verrà crocefisso in mezzo ai due ladroni... «Mi chiamo Marco Caldi – risponde però con cortesia – e per fare questo sono tornato apposta dall’isola di Bali, in Indonesia, dove vivo e sono surfista. Lo faccio ogni cinque anni e non rinuncerei per niente al mondo». Forse è questo l’unico modo per provare a spiegare cos’è la Passione di Sordevolo, sacra rappresentazione unica a livello mondiale, il più grande spettacolo corale in Italia interpretato tutto da attori dilettanti. Succede almeno da due secoli: ogni cinque anni l’intera cittadinanza si trasforma in compagnia teatrale e per tutta l’estate mette in scena la Passione di Cristo, 40 repliche e ogni volta il pienone. L’imponenza della scenografia e l’ingresso in anfiteatro dei quattrocento attori, che hanno appena attraversato il paese già vestiti con gli abiti da scena, fa pensare di essere quantomeno all’Arena di Verona in serata di Aida o di Nabucco. Invece Sordevolo è un borgo di 1.300 anime e dal 1816 organizza la Passione con le sue sole risorse umane e tecniche: l’allestimento scenico, la confezione dei costumi, la regia, la scuola di recitazione, tutto è opera dei sordevolesi, gelosissimi custodi di una tradizione che scandisce ogni aspetto della vita del paese. «La messa in scena delle ultime ore di Cristo si tramanda con continuità di generazione in generazione, al punto che ad essa vengono educati anche i bambini – spiega Andrea Caprio, il ladrone buono, nella vita addetto al sistema fognario –. La rappresentazione dura quasi tre ore ed è un testo del 1500 in endecasillabi a rime alternate, eppure non c’è abitante che non la conosca a memoria. E ognuno degli attori e delle comparse saprebbe recitare anche le parti degli altri». L’impresa è talmente colossale che nel 1850 venne istituito un 'Comitato organizzatore', che si rinnova a ogni Passione e ha cinque anni per organizzare la successiva, a cominciare dalla ricerca dei fondi e dai provini. «C’è uno statuto molto severo al riguardo – racconta Gesù-Marco –, intanto bisogna essere sordevolesi per poter recitare e poi si può ricoprire lo stesso ruolo al massimo per quattro volte consecutive», che non è poco, visto che significa vent’anni. «Io sono stato prima il centurione a cavallo, nel 2000 ero il ladrone cattivo e dal 2005 per la terza edizione sono Cristo. Appena a Bali mi taglio i capelli che ho lasciato crescere, poi tra cinque anni vedremo chi sarò». È toccato al regista Celestino Fogliano (ex Cristo, dirigente in un’industria tessile del Biellese) dire l’ultima parola sulla scelta tra le otto Madonne e i cinque Gesù che quest’anno si erano candidati, un compito delicato che crea sempre malcontenti, così come a lui si deve l’impressionante scenografia a cielo aperto che riproduce la Gerusalemme dell’anno 33: il pretorio di Pilato a sinistra, l’albero cui si impiccherà Giuda all’estrema destra, e in mezzo il sinedrio, la reggia di Erode, il cenacolo, l’orto degli ulivi e, sopra a tutto, il Calvario. Dal 2004, esattamente sul luogo in cui da sempre avveniva la rappresentazione, Sordevolo si è perfino dotata di un anfiteatro da 2.400 posti per i 40mila spettatori totali. Dietro le quinte per mesi il brulichio di altri trecento volontari, che uniti ai quattrocento attori – di età compresa tra i 5 e gli 80 anni – fanno ben più della metà dell’intera popolazione. Ogni sera un migliaio di spettatori dall’Italia e dall’estero (specie statunitensi e giapponesi) assiste in un silenzio irreale a quanto accade, trattiene il respiro, si commuove, applaude. La narrazione si dipana lungo 29 scene di grande impatto, dall’ingresso a Gerusalemme tra la folla festante all’Ultima Cena, dall’agonia solitaria del Getsemani mentre gli apostoli si addormentano al processo, dai dubbi di Pilato alla flagellazione, dalla morte in croce al pianto di Maria... Il pubblico si esalta ogni volta che i cavalli, una ventina, entrano al galoppo con i centurioni romani dalle corazze lucenti (la prima volta inseguono e arrestano i due ladroni che rivedremo sul Golgota). Tace mentre Cristo ansima sotto vere sferzate. Ha gli occhi lucidi di fronte allo strazio di Maria (un’insegnante di ginnastica che sembra un’attrice drammatica). Odia e poi compatisce un bravissimo Giuda (nella vita magazziniere), che grazie alla speciale imbragatura a noi invisibile simula un’impiccagione realistica, carica di disperazione. Sussulta al battere dei chiodi delle tre crocefissioni, lungo, accurato, feroce, così come all’acrobatica deposizione di Cristo, calato dalla croce mentre si disarticola inanimato. Soprattutto però piange con il pianto di Pietro (muratore), incredulo di aver potuto davvero rinnegare il suo Signore. Nel cielo, veri, i lampi di caldo di questa estate afosa si accendono quando il dramma lo richiede, come al cenno di un regista, o invece nelle notti serene splende una luna mediorientale...
C’è tempo fino a domenica 27 settembre per non perdersi la sacra rappresentazione (www.passionedicristo. org). E per tre volte andrà in scena la Passione dei Bambini, identica a quella degli adulti per durata, per scene, per testo interamente mandato a memoria, recitata esclusivamente dai bimbi di Sordevolo con la stessa professionalità dei grandi. Sono i Gesù, i Pilato, i Caifa, i Barabba, le Marie del 2030...