mercoledì 6 maggio 2009
Erano la 3,32 quando il 6 aprile la terra tremò. Oggi gli sfollati resistono in 177 tendopoli. Ma nel disagio si tenta di ritrovare un po' di «normalità», anche attraverso le partite viste insieme in tv o le scuole di ballo per i ragazzi, con l'aiuto degli psicologi. Proseguono i rilievi: agibile il 53% degli edifici.
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Vai a capire se è un’atroce, beffarda presa in giro del caso o un piccolo segno di speranza: un medico, sette o otto giorni fa, è dovuto entrare nella zona rossa per recupera­re qualcosa dalla sua abitazio­ne inagibile e s’è accorto che, lì vicino, c’era una televisione ri­masta ancora accesa in un ap­partamento altrettanto inagibi­le. La vita intanto resta più forte di tutto: nelle tendopoli c’è un giorno fisso della settimana per il cambio delle lenzuola. E i ba­gni chimici per chi vive in que­ste case di stoffa stanno, pian piano, lasciando il posto a quel­li più o meno fissi e soprattutto collegati alla rete fognaria. I po­meriggi nei campi d’accoglien­za sono soprattutto nelle pic­cole mani dei bambini che gio­cano allegri e tutti insieme, che ti scorrazzano intorno e scher­zano coi volontari. Gli anziani no, loro più sono in là con gli anni e più spesso se ne stanno seduti, silenziosi, davanti la ten­da che li ospita. Alle 3 e 32 del­la notte appena trascorsa, un mese fa, il 6 aprile, uno spettro aveva agitato d’improvviso la terra, aggredito una città e tan­ti paesi. Eppure non lui ha uc­ciso 303 persone e lasciate qua­si settantamila senza casa, non lui ha sbriciolato tanti edifici costruiti chissà in quale ' mo­do' qui dove tutti sanno da sempre che questo spettro ama apparire. E neppure adesso è pago, ma continua a usare i nervi della gente come elastici di fionda. Le tendopoli sono ormai 177, sparse in tutta la zona colpita. E percorrendo in lungo e in lar­go la provincia aquilana ci si ac­corge che nelle strade sono spuntate pubblicità di strepito­se offerte per la «fornitura chia­vi in mano di case in legno», perché va bene il volontariato e un mare di solidarietà, ma an­che il business vuole la sua par­te, magari facendo leva sulla paura (che garantisce belle e so­lide prospettive). Poco lontano da uno di questi cartelloni, nel­la tendopoli di piazza d’Armi ­la prima e la più grande con le sue 1.300 persone e, forse pro­prio per questo, quella in qual­che modo un po’ più simbolica - un gruppo di psicologi ha ra­dunato gli adolescenti, ha ca­pito che a molti di loro piace la musica latinoamericana e così sta attrezzando una specie di 'scuola' per questi balli. E an­che questa è normalità, anche questa è una strada per reagire alla tragedia. Sempre nella ten­dopoli di piazza d’Armi da ieri pomeriggio è aperta anche una 'Sala studio' per gli universita­ri: nessuna pretesa, è solamen­te una gran tendone con tavoli e sedie, però ci si può concen­trare meglio sui libri e addirit­tura far finta che assomigli al soggiorno o alla camera dove si studiava fino a un mese fa. I giorni non sono facili, non fos­se che perché cominciano a es­sere tanti, come tanta è la gen­te costretta e ammassata. Cer­to, anche questo si prova a com­batterlo, per esempio la dome­nica vedendo le partite davan­ti alla grande televisione e ti­fando, sfottendosi, imprecan­do. Sempre però tutti insieme, ché, a dividerli, i disagi certi mo­menti sembra diventino più leggeri. Nel frattempo in città e nei paesi vanno avanti i rilievi sugli edifici. Fino a ieri sono sta­ti 24.009 i sopralluoghi fatti dal­le squadre dei tecnici per il cen­simento dei danni: 21.684 in e­difici privati, 633 in edifici pub­blici, 38 in ospedali, 108 in ca­serme, 422 nelle scuole e 1.119 in edifici per attività produttive. I dati raccontano che il 53,4% delle strutture è risultato agibi­le e il 23,2% inagibile, però a guardarsi in giro (specie dopo aver sentito la gente di qui) paiono percentuali assai... lar­ghe, specie la prima. Non solo scuola e lavoro, infine. Laboratori di gioco e ricreativi si stanno realizzando in coor­dinamento con gli psicologi del Dipartimento della Protezione civile, la Croce Rossa Italiana, l’associazione di Protezione ci­vile ' Radio e Non solo' e con l’Agesci. Feste per i più piccoli sono state organizzate nella tensostruttura della mensa di Acciano ( dove sono arrivati i bambini di Acciano, Goriano Valli, Tione degli Abruzzi e San­ta Maria) e in quella di Pizzoli (dove vivono i ragazzi di Pizzo­li, Barete e Arischia), per un pro­getto che la Protezione civile ha intenzione di estendere in tut­ti i campi. E sabato s’inaugura la prima chiesetta che non sia sotto una tenda: a Cansatessa. È in legno e alluminio, costrui­ta in un batter d’occhio dalla provincia di Trento e dai suoi volontari. Curata fin nei parti­colari. Bellissima. Un pezzetto di Trentino calato alle porte dell’Aquila...
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