venerdì 31 gennaio 2020
Cristina Angelo comincerà a lavorare la settimana prossima a Custonaci. E un anonimo benefattore ha donato alla famiglia 800 euro. Il 7 febbraio fiaccolata in ricordo del giovane
Giovanni Biondo

Giovanni Biondo - Internet

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La vicenda di Giovanni Biondo, morto sul lavoro a 21 anni per una paga di 10 euro, ha commosso i cuori e smosso le coscienze. Dopo l'articolo pubblicato da Avvenire, la mamma del giovane, Cristina Angelo, ha ricevuto un'offerta di lavoro a Custonaci, cittadina in provincia di Trapani, dove vive la famiglia Biondo. «Mi hanno chiamato questa mattina dall'Ufficio di collocamento di Trapani dandomi la bella notizia», racconta la donna, ancora emozionata, che comincerà a lavorare dalla prossima settimana. Un'altra «sorpresa», mamma Cristina, che ha un marito e un altro figlio entrambi disoccupati, l'ha ricevuta quando si è recata in Posta: sul suo conto un anonimo benefattore aveva depositato 800 euro. Un regalo inatteso e per questo ancora più gradito.

«Mio figlio non è stato dimenticato»

«Avevo chiesto che il mio Giovanni non fosse dimenticato e così è stato - riprende la madre del giovane, vittima del lavoro -. In questi giorni ho visto crescere intorno a me e alla mia famiglia un fiume di solidarietà, che ci aiuta ad andare avanti nonostante il grandissimo dolore che ancora proviamo. Vorrei che Giovanni fosse ricordato anche con un gesto simbolico, un monumento in paese che avesse la forma della Sicilia, la nostra terra che lui amava tantissimo. Pochi giorni prima di morire, aveva trovato una pietra a forma di Sicilia, che aveva inserito in un muretto che stava costruendo. Anche quella pietra lo ricorderà per sempre».

Fiaccolata il 7 febbraio

Intanto, il Comune di Custonaci ha deciso di ricordare Giovanni con una fiaccolata il 7 febbraio, a un mese esatto dalla scomparsa, cui seguirà un momento di riflessione sul dramma delle morti sul lavoro. Secondo i dati Inail, diffusi oggi, nel 2019 le denunce di infortunio sono state 641.638 (+0,1% rispetto al 2018), mentre gli infortuni mortali sono calati del 3,9%, superando comunque quota mille (1.089 per la precisione) e confermando così il terribile andamento di 3 vittime al giorno. «Con l'evento in ricordo di Giovanni - dice il sindaco di Custonaci, Giuseppe Morfino - vogliamo porre l'attenzione sulla cultura della sicurezza e della prevenzione. Purtroppo, il nostro territorio è da tempo in una gravissima crisi. Basti pensare che il settore delle cave di marmo, secondo in Italia dopo Carrara, ha perso in tre anni oltre mille occupati. Anche l'edilizia è in crisi e questo non favorisce certamente l'occupazione dei nostri giovani. Che, purtroppo, sono costretti ad arrangiarsi con quello che trovano. Come faceva anche Giovanni», conclude il sindaco. Che si sta attivando, con l'amminstrazione, per trovare un'occupazione anche al papà e al fratello del giovane morto sul lavoro.

«Abbiamo una sentenza, ma soltanto sulla carta»

Franco Visinoni

Franco Visinoni - Archivio

Intanto, poche ore fa è stato celebrato, in Tribunale a Viterbo, il processo a carico dell'ex-datore di lavoro di Franco Visinoni, morto precipitando in un cantiere, nell'ottobre del 2007. A quasi tredici anni di distanza, la figlia e la moglie, che vive con la rendita Inail, non sono ancora riuscite a vedere un euro di risarcimento. Nonostante le numerose sentenze di condanna a carico dell'uomo. L'ultima, appunto, questa mattina. Il giudice ha condannato l'imprenditore a sette mesi di reclusione e 200 euro di multa, prevedendo un risarcimento di 9mila euro ciascuna, per la vedova e la figlia di Visinoni. Soldi di cui, però, ben difficilmente le due donne entreranno in possesso, dato che l'ex-datore di lavoro si è sempre rifiutato di consegnare i beni necessari a risarcire le vittime. «Proverò a notificare la sentenza, ad avviare l’ennesima procedura per il recupero delle somme ma sarà l’ennesimo buco nell’acqua - dice Ilaria, la figlia di Franco -. Abbiamo una sentenza, ma è solo sulla carta», aggiunge, sconsolata, la giovane donna. Che, proprio per dare una speranza alle tante famiglie delle vittime del lavoro che, magari a distanza di anni, aspettano ancora giustizia, chiede da tempo l'istituzione di un Fondo per le famiglie, sul modello di quello già esistente per le vittime della strada.

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