Matteo Renzi - Ansa
Matteo Renzi è indagato per una serie di bonifici sospetti, già finiti nel 2019 all’attenzione della Uif (l’unità di informazione finanziaria che fa capo alla Banca d’Italia), legati alla produzione del documentario "Firenze secondo me". L’indagine della Procura di Roma, per finanziamento illecito, vede coinvolto, oltre all’ex premier, l’imprenditore Lucio Presta, noto agente di numerosi vip. La notizia è un’anticipazione del quotidiano Domani.
«Buon lavoro ai magistrati, facciano il loro dovere di indagare. Siamo a disposizione, se vogliono avere informazioni ci chiameranno e andremo, con grande disponibilità. Io non ho paura di nessuno e di niente». Si mostra tranquillo, in un video su Facebook il leader di Italia Viva. «Se qualcuno pensa che mi passi il sorriso non mi conosce. Mi spiace per le persone coinvolte, ma ho l’assoluta consapevolezza di non avere fatto niente di illegale, e soprattutto che la nostra è una battaglia giusta», ribadisce ancora Renzi.
L’attività istruttoria la scorsa settimana aveva vissuto un’accelerazione con la perquisizione svolta presso gli uffici di Presta, allo scopo di acquisire i contratti stipulati dalla sua società, la Arcobaleno Tre, per la produzione del documentario, e i relativi documenti. Nel registro degli indagati è finito anche il figlio di Presta, Niccolò. Nei confronti suoi e del padre i pm contestano anche il reato di false fatturazioni.
Le verifiche dei magistrati di piazzale Clodio riguardano i circa 700 mila euro che Presta girò all’ex premier per il progetto televisivo andato poi in onda su Discovery, cifra ritenuta fuori mercato. Complessivamente il prodotto tv è costato «quasi un milione di euro tra compenso per Renzi e spese di produzione» ma «ad oggi non ha incassato nulla».
Sul tavolo dei pm era arrivata la segnalazione dell’Uif della Banca di Italia. Gli inquirenti sospettano che il denaro incassato da Renzi sarebbe stato utilizzato per restituire il prestito di circa 700mila euro che l’ex sindaco di Firenze aveva ottenuto dalla vedova dell’imprenditore Egiziano Maestrelli per l’acquisto di una villa nel capoluogo toscano da quasi 300 metri quadrati.
L’attività di indagine dei magistrati non si concentra solo sulla produzione del documentario, poi effettivamente realizzato e messo in onda, ma anche su due contratti e relativi bonifici da centinaia di migliaia di euro a favore di Renzi. Di questi atti gli inquirenti avrebbero trovato riscontri proprio nel corso della perquisizione svolta nella sede della società del produttore e agente.
Accordi per migliaia di euro, relativi alla cessione dei diritti d’immagine e per alcuni progetti televisivi che i due avrebbero dovuto fare insieme. Nel decreto di perquisizione i magistrati romani parlano di «rapporti contrattuali fittizi, con l’emissione e l’annotazione di fatture relative a operazioni inesistenti, finalizzate anche alla realizzazione di risparmio fiscale, consistente nell’utilizzazione quali costi deducibili inerenti all’attività d’impresa costi occulti del finanziamento della politica». I progetti non sono, infatti, mai stati realizzati e i bonifici effettuati in favore dell’ex premier non risultano essere stati iscritti a bilancio da Presta.