mercoledì 17 aprile 2024
L'ex premier e presidente M5s: «Von der Leyen-bis? Nell’ultima fase mi ha deluso, valuteremo». E nel Nord-Est si candida l'ex presidente di Banca Etica. Aperture su un accordo con il Pd a Bari
Conte: «Ue, no alla transizione militare». E lancia Biggeri (Banca Etica)

ANSA

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Una campagna elettorale europea fissando come priorità il tema della pace e il contrasto all’aumento degli armamenti. E, in chiave interna, un tentativo di schiarire i rapporti con il Pd ma senza cedere sulla nuova “questione morale”. Giuseppe Conte, ex premier e presidente di M5s, traccia la rotta che porta all’8 e 9 giugno, nella consapevolezza che le urne daranno una risposta a diversi nodi europei e nazionali.

Quale è la posta in gioco per M5s alle prossime Europee?

Intanto è altissima per i cittadini. Non è il momento di astenersi, perché con il voto europeo si deciderà il futuro dei prossimi decenni. Nel 2020 il M5s è stato determinante per indirizzare l’Europa verso una maggiore solidarietà, investimenti su lavoro, infrastrutture, imprese, sanità e ambiente. E questo soprattutto grazie ai 209 miliardi ottenuti con il Pnrr. Oggi l’Italia deve tornare a contare e dobbiamo arginare la corsa verso un’Europa delle armi, della guerra e dei tagli al sociale.

Nel fine settimana si vota in Basilicata e state insieme al Pd dopo faticose trattative. A Bari è tutto in alto mare. Non crede che faccia male al centrosinistra questo rapporto “ad elastico” con i dem? Non serve un patto definitivo con la segretaria del Pd, entro cui poi risolvere le singole questioni?

Quando sui territori chiediamo discontinuità, quando lasciamo la Giunta regionale in Puglia e chiediamo un segno forte di rinnovamento al Comune di Bari, non lo facciamo per fare dispetti al Pd, ma per rispettare i nostri valori, per portare avanti le nostre battaglie nel nome della legalità e della trasparenza. I progressisti hanno il dovere di proporre un’Italia diversa da quella di Giorgia Meloni. O vogliamo fare come lei, che lascia al suo posto come niente fosse la ministra Santanchè e sta in silenzio di fronte a esponenti del suo partito che vengono arrestati per voto di scambio politico-mafioso? La destra si batte solo se diamo segnali opposti.

Ma se a Bari salta l’alleanza probabilmente dareste insieme, Pd e M5s, un segno definitivo di “resa” del centrosinistra, non crede?

Noi siamo sempre in un atteggiamento di disponibilità, adesso aspettiamo sviluppi e confidiamo di poter finalmente trovare una soluzione che metta d’accordo tutti. L’importante è avere un progetto chiaro, serio e rigoroso.

Secondo i sondaggi M5s è il partito cui guardano maggiormente i “pacifisti”. Come ha letto queste rilevazioni?

Per noi parlano le nostre azioni concrete: al Parlamento europeo abbiamo votato contro la risoluzione che punta tutto su armi a oltranza e addirittura impegna l’Italia su 5 miliardi l’anno per il sostegno militare all’Ucraina. Gli europarlamentari del M5s sono e saranno un avamposto per i negoziati di pace e per frenare questa folle corsa collettiva al riarmo.

Sui conflitti internazionali teme che M5s sia isolata rispetto al dialogo tra Pd e governo?

Non potremo mai sentirci isolati perché buona parte della popolazione invoca come noi una svolta nei negoziati di pace. In ogni caso qui non è questione di beghe fra partiti, qui in ballo c’è qualcosa di molto più grande rispetto alle questioni politiche interne: rischiamo una Terza Guerra Mondiale e l’Italia non sta giocando un ruolo per la pace e il cessate il fuoco. È per questo che continuiamo a incalzare Meloni e a denunciare le sue astensioni e le sue assenze.

In Europa votereste il Von der Leyen bis?

Ammetto in questa ultima fase di essere rimasto deluso dalla presidente della Commissione perché in Europa dalla transizione ecologica stiamo passando alla transizione militare. Faremo le valutazioni al momento opportuno, ma M5s sosterrà un progetto politico che ponga al centro le politiche del lavoro e non l’austerity che porterà inevitabilmente a tagli nel sistema sanitario pubblico.

Conferma che non parteciperà alle Europee? I capilista li sceglierà lei?

Confermo, non chiederò ai cittadini di scrivere il mio nome sulla scheda elettorale sapendo già che non andrò a fare l’europarlamentare. È una questione di serietà e di rispetto per gli elettori. Sulle candidature c’è la partecipazione dei nostri iscritti e l’apporto di importanti personalità che rispecchiano i nostri valori: l’impegno per il sociale e la lotta alle disuguaglianze sociali di Pasquale Tridico, quello contro mafie e corruzione di Giuseppe Antoci.

Ci sono altri nomi dalla società civile?

Candideremo nella circoscrizione Nord-Est Ugo Biggeri, ex presidente di Banca Etica, che da sempre si occupa di temi come pace, finanza etica, microcredito, economia sociale, transizione ecologica. Quella di Banca Etica è una realtà con cui condividiamo, oltre all’idea di una finanza sostenibile e più vicina ai cittadini, anche un’altra battaglia fondamentale: fermare il progetto della maggioranza Meloni di cambiare alla chetichella la legge italiana del 1990 sulle esportazioni di armi. Rischiamo che venga eliminata la trasparenza verso i cittadini sull’export di armi e che venga secretata la lista delle banche coinvolte nel commercio di armi.

Il Superbonus è davvero la causa di tutti i mali del Def e della prossima manovra?

I detrattori si limitano disonestamente a evidenziarne i costi, tacendo completamente tutto ciò che di buono ha portato: crescita economica, posti di lavoro e vantaggi per l’ambiente. Se oggi l’Italia è in netto vantaggio nel raggiungimento degli obiettivi europei sulle case green è proprio grazie al Superbonus, che però è diventato la foglia di fico dei fallimenti di Meloni che ci propone tagli, record di povertà assoluta e tasse anche sui pannolini, anziché investire sulla crescita.

È comprensibile che un centrosinistra che si candida a governare il Paese faccia una guerra come quella delle ultime ore ai consultori e al ruolo delle associazioni per la vita, insomma alla realizzazione di quanto già previsto dalla legge 194?

Siamo contrari alla proposta del centrodestra, riteniamo che i consultori non debbano diventare il luogo di uno scontro ideologico a danno delle donne che si trovano in situazioni così complesse e delicate. Riteniamo invece che le nostre strutture abbiano bisogno di più finanziamenti e personale qualificato.

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