L'Osservatore Romano chiarisce oggi che non c'è in Vaticano "nessuna previsione, per il momento, di un provvedimento per evitare la contemporanea presenza, in uno stesso luogo, di più persone provenienti da Paesi a rischio, come accade per esempio all'udienza generale o a una celebrazione liturgica". "Ciò - spiega in un'intervista il prof. Giovanni Rocchi, direttore dei servizi sanitari della Città del Vaticano - non significa prendere la pandemia con leggerezza nè significa escludere in maniera assoluta che in Vaticano, nel caso in cui dovessero venire indicazioni in questo senso dall'Oms e fossero adottati in Italia determinati provvedimenti, si possa decidere coscientemente di sospendere momentaneamente avvenimenti di massa". I Servizi Sanitari del Vaticano, infatti, stanno monitorando "quanti, sacerdoti, e non, rientrano da Paesi a rischio nei quali si sono dovuti recare per motivi di servizio, e che mostrino segni premonitori". "Noi - continua il prof. Rocchi - ci prepariamo, come facciamo del resto ormai da oltre una decina di anni ad affrontare il solito ciclo di vaccinazioni previsto per l'inizio della stagione invernale. Riguarda tutti i dipendenti vaticani, per i quali la spesa della vaccinazione viene coperta dalle singole amministrazioni. Annualmente vacciniamo un migliaio di dipendenti. Ma il piano copre molte più persone perché, attraverso il servizio del Fondo assistenza sanitaria di cui godono tutti gli assistiti, si allarga anche ai familiari. Anche quest'anno - conclude il direttore dei Servizi Sanitari - offriremo a tutti la possibilità di vaccinarsi per affrontare i consueti ceppi influenzali. In più, non appena sarà disponibile il vaccino specifico per prevenire l'influenza a, proporremo alle singole amministrazioni un secondo ciclo".