Il premier Draghi alla conferenza organizzata dalla Stampa estera a Roma - Ansa
«A Putin ho detto: la chiamo per parlare di pace». Davanti alla stampa estera il presidente del Consiglio Mario Draghi ha illustrato questa mattina i contenuti della telefonata intercorsa ieri tra lui e il presidente della Federazione russa. Secondo il premier, «le condizioni per la pace non sono mature», ma l'apertura del corridoio umanitario di Mariupol è un risultato importante. «Ho espresso la mia convinzione della necessità di un incontro con Zelensky - ha continuato il capo dell'esecutivo - da parte del quale c'è disponibilità totale e anche la Russia ha ammesso che sono stati fatti piccoli passi avanti nei negoziati, le posizioni si sono un po' avvicinate». Ciononostante, permane un certo «scetticismo», e bisogna essere consapevoli del fatto che «le sanzioni funzionano» e andranno mantenute, ma avranno effetto solo «se l'Ucraina si difende». La buona notizia è che il nostro Paese «è stato richiesto come garante» da entrambe le parti e questo apre a una possibilità concreta di assumere un ruolo attivo nella risoluzione del conflitto.
Ampio spazio anche al capitolo energia e per quanto riguarda il processo di indipendenza dal gas russo, l'Italia, ha chiarito il premier, si sta muovendo «innanzitutto sulla diversificazione, sui fornitori e verso le rinnovabili». È chiaro che «Germania e Italia, insieme ad altri paesi che sono importatori di gas, petrolio, carbone grano, stanno finanziando la guerra. Non c'è alcun dubbio». Per questo «nel Consiglio europeo abbiamo spinto così tanto, insieme ad altri paesi, verso l'attuazione di un price cap al prezzo del gas. Non c'è nessun motivo perchè il gas sia così alto per gli europei». Ma «bisogna aumentare la velocità degli investimenti in questo settore», mentre «il processo autorizzativo per nuove installazioni fotovoltaiche ed eoliche è stato accelerato». «Riusciremo a sostituire il 30%, il 40% del gas russo - ha proseguito il premier -. Il piano c'è, sta andando bene». Contestualmente va avanti anche il programma di aiuti alle famiglie e alle imprese, per le quali «il governo ha messo in campo circa 20 miliardi di euro».
Sul fronte Difesa comune, la premessa del presidente del Consiglio è «che tutti saremo alleati per sempre in futuro e per un continente come l'Europa sarebbe l'obiettivo più grande. L'Italia è sempre stata convinta di questa strada, fin dai primi anni '50 con Alcide De Gasperi che invocò una difesa comune europea e all'epoca non ci si riuscì». Draghi torna anche sul nodo politico dell'aumento delle spese militari, sul quale, dice, «non c'è nessun problema, assolutamente nessun problema. L'impegno dell'Italia a spendere il 2% è stato preso nel 2014, ribadito da tutti i governi che si sono succeduti».