Un pettirosso catturato dalle reti dei bracconieri
Se sei maschio vali 250 euro e vivi. Se sei femmina non vali niente, muori, finisci nei rifiuti o, nella "migliore" delle ipotesi, in padella. È il crudele mercato degli uccellini canori utilizzati come richiami nella caccia da capanno. Mercato anacronistico (gli uccellini imprigionati cantano per attirare i "fratelli" che vengono poi uccisi a fucilate), ma talmente ricco che ne esiste anche uno in nero, per superare le rigide norme europee e nazionali, che coinvolge perfino compiacenti veterinari, pagati profumatamente per definire il sesso dei piccoli animali. Sei maschio, dunque canti, sei salvo. Sei femmina, non canti, finisci nel secchio o nella "polenta e osei".
Ed è proprio qui che i carabinieri forestali comandati dal colonnello Isidoro Furlan, una vita dedicata alla tutela degli animali e alla lotta a chi saccheggia l’ambiente, hanno condotto l’operazione "Erode birds" che ha portato alla denuncia di cinque persone, tra le quali due veterinari "complici", e al sequestro di alcune decine di "pulli", ovvero piccoli da nido o appena svezzati, di specie di uccello (Tordo, Merlo, Cesena, Fringuello ecc.) che, illegalmente sottratti ai nidi, erano appena stati sessati (operazione attraverso cui si determina il sesso negli esemplari di specie che non presentano dimorfismo sessuale) presso un ambulatorio veterinario compiacente del bassanese.
Come ci spiega il colonnello, «da qualche anno i roccoli, il sistema di reti autorizzato per la cattura dei richiami vivi, sono stati chiusi sulla base di direttive europee e quindi per rifornirsi alcuni cacciatori che esercitano l’attività venatoria da appostamento acquistano i richiami vivi dagli allevatori autorizzati». Nasce così il floridissimo mercato nero, in mano ad alcuni bracconieri che nella zona montana dell’alto Vicentino e nei meleti del Trentino Alto-Adige saccheggiano i nidi portando via migliaia di "pulli". Un uccello canoro potrebbe vivere anche dieci anni ma, ci dice ancora Furlan, «vengono drogati con ormoni per farli cantare di più e fuori stagione, ma così vivono molto di meno, non più di due anni». Quindi c’è bisogno di un continuo ricambio.
Un traffico diffuso anche in Toscana e Lombardia, nelle provincie di Bergamo e Brescia, in particolare nelle limitrofe Valtrompia e Valsabbia. In questi anni varie operazioni condotte in collaborazione con i Corpi Forestali Autonomi delle province di Trento e Bolzano hanno permesso di scoprire vasti traffici e denunciare molte persone ma soprattutto di liberare centinaia di uccellini. Nell’ultima sono finiti nella rete dei carabinieri forestali i due veterinari che effettuavano le operazioni di sessaggio che raggiungono livelli di particolare crudeltà.
Per scoprire se l’uccellino è maschio o femmina si fa un taglio col bisturi per vedere l’apparato riroduttore. Di anestesia non se ne parla, ovviamente. Gesti rapidi e poi... se maschio si richiude con colla Attak, se femmina si uccide e si butta. Il tutto in pochi secondi. Con ritmi da catena di montaggio. Ma non è detto che il maschio sopravviva perché, spiega ancora Furlan, «spesso le operazioni, se effettuate da personale non idoneo e non specializzato, portano alla morte un’elevata percentuale di esemplari per infezioni successive e provocano a volte delle lesioni gravi come la rottura delle ali, non ancora ben formate». Per tutto questo i due veterinari percepivano 5 euro a uccellino, 10 con fattura, anche cento esemplari a serata. Davvero un crudele affare.