venerdì 29 settembre 2023
Dopo il provvedimento del giudice sui licenziamenti illegittimi arriva la replica della piattaforma di consegna di cibo a domicilio. I sindacati: decisione storica, garantiti i diritti dei lavoratori
Un rider di Uber a Milano, quando la piattaforma era attiva in Italia

Un rider di Uber a Milano, quando la piattaforma era attiva in Italia - Ansa

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«Non siamo d’accordo e faremo ricorso nelle sedi competenti». Con una nota Uber Eats Italia annuncia che darà battaglia contro il provvedimento della Sezione Lavoro del Tribunale di Milano che ha dichiarato illegittimo il licenziamento di 4mila rider, dopo che, il 15 giugno scorso, la piattaforma di consegna di cibo a domicilio ha annunciato di abbandonare l’Italia facendo rimanere a terra i suoi rider il mese dopo.

Il tribunale di Milano ha condannato per condotta antisindacale la piattaforma di delivery per aver omesso di attuare le procedure di consultazione con le organizzazioni sindacali per la cessazione delle attività in Italia. Il giudice Luigi Pazienza ha anche ordinato all'azienda di revocare «tutti i recessi», comunicati ai rider con una mail, e di avviare con le organizzazioni sindacali promotrici del ricorso (NIdiL Cgil, Filcams Cgil e Filt Cgil di Milano) le procedure di confronto in materia di delocalizzazione e licenziamento collettivo ex lege 234/2021 ed ex lege 223/91, nonché di comunicare a tutti i circa 4mila rider il provvedimento e di pubblicarlo sul proprio sito aziendale, sulle pagine Facebook e Instagram e sui principali quotidiani nazionali. Più che soddisfatte le organizzazioni sindacali che avevano fatto ricorso contro i licenziamenti, «È significativo - sottolineano - che per la prima volta trovi applicazione in Italia la disciplina delle delocalizzazioni delle multinazionali, che le responsabilizza nei processi di ristrutturazione. Sono infatti state totalmente accolte le rivendicazioni che le organizzazioni sindacali hanno avanzato con fermezza durante il confronto con la multinazionale».

E ora? «Uber Eats dovrà richiamare in servizio tutti i rider ai quali dovrà comunicare il provvedimento e avviare un reale confronto con le organizzazioni sindacali. Si dimostra ancora una volta che ai rider devono essere applicati tutti i diritti dei lavoratori subordinati», prosegue la nota.

Anche il maggiore sindacato autonomo dei fattorini in bicicletta ha riconosciuto l’importanza della decisione del Tribunale di Milano, che ha accolto il ricorso delle sigle della Cgil: «Ai rider di UberEats licenziati a giugno viene riconosciuta la tutela del licenziamento collettivo, a tutti e 4 mila. Che cosa significa?- spiega il collettivo Deliverance Milano - Che le multinazionali del deliveryfood, ma le aziende della gig economy più in generale, non possono chiudere l’attività senza riconoscere nulla ai propri lavoratori, a cui spetta la tutela del licenziamento. È una sentenza importante perché per la prima volta in Italia viene fatta rientrare nella procedura di licenziamento collettivo anche la categoria dei rider in quanto lavoratori etero-organizzati. Uber Eats a questo punto dovrà riaprire la procedura e contrattare con i sindacati».
Nell’annunciare il ricorso contro il provvedimento del tribunale Uber Eats Italia ha precisato invece di «aver incontrato alcune sigle sindacali con l’obiettivo di garantire supporto ai corrieri partner che hanno utilizzato l’app per fare consegne in Italia» e punta, scrive, ad ottenere «un equo accordo».

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