Fermoimmagine da un video mostrato dagli inquirenti durante la presentazione alla stampa del blitz contro le tv pirata (Ansa)
Cinque milioni di italiani guardano la televisione a pagamento "a sbafo". Ovvero in maniera illecita, illegale. Alimentando un giro di affari illeciti stimato in oltre 2 milioni di euro al mese. Questo sistema è stato portato alla luce per la prima volta da una maxi operazione della Polizia di Stato, con il coordinamento della procura di Roma, e delle Agenzie europee Eurojust ed Europol. L'attività ha visto la cooperazione di polizie e autorità giudiziarie di Francia, Paesi Bassi, Germania, Bulgaria e Grecia.
Almeno 30 le IPtv (web tv) bloccate e circa 200 i conti oggetto di accertamento, tra conti PayPal, postepay, conti correnti bancari e wallet bit coin. Sequestrati oltre 200 server e 80 domini ed effettuate 20 perquisizioni in tutta Europa presso sedi di società e provider.
In un comunicato separato, la Guardia di Finanza informa di aver sequestrato e oscurato la piattaforma informatica Xtream Codes Ltd. con oltre 700.000 utenti online inibiti all'atto del sequestro.
Che cosa sono le IPtv o tv pirata
Si tratta di un sistema che, convertendo il segnale analogico della pay tv (acquistato legalmente), lo trasforma illegalmente in segnale web-digital che poi, illegalmente, rivende.
In pratica funziona così: un soggetto stipula un abbonamento regolare per l'acquisizione di contenuti protetti da copyright (partite di calcio, film, fiction...) e si dota delle infrastrutture tecniche per ricevere i segnali video legittimi e trasformarli in segnale-dati. Vengono poi acquistati spazi informatici presso provider situati in Paesi stranieri per ritrasmettere e diffondere quei segnali-dati su larga scala. C'è poi una società (una piattaforma informatica) che mette a disposizione il software di amministrazione, facendo da interfaccia tra "clienti" e "fornitori" del servizio illecito. In ultimo vengono gli acquirenti (molti dei quali in corso di identificazione), che comprano online pacchetti di contenuti (e relativo "decoder illecito" o "pezzotto") per pochi euro e spesso diventano a loro volta "rivenditori" del segnale abusivo, incassando una percentuale dei ricavi.
I rischi di avere in casa un decoder abusivo
Guardare le pay tv "a sbafo" non solo è illegale (sono contenuti rubati) ma mette anche a rischio la privacy e la sicurezza dell'abitazione. Il cosiddetto "pezzotto", ovvero l'apparecchio necessario alla ricezione delle tv online pirata, «posizionato all'interno delle nostre abitazioni, nella Wi-fi domestica, rappresenta l'introduzione di un potenziale "cavallo di troia" all'interno di un sistema informatico» mette in guardia la Polizia postale. «Amministrato da remoto dai malfattori - spiegano gli inquirenti - potrebbe consentire di operare sui vari sistemi domestici, di gestire il sistema di video sorveglianza, l'antifurto se non addirittura la complessa domotica di un'abitazione».