mercoledì 3 ottobre 2018
«Striscia la notizia» aveva svelato il fuorionda di «Dalla vostra parte» di Belpietro. Il Consiglio di disciplina della Lombardia aveva condannato l'inviato, il Consiglio Nazionale l'ha assolto
«Attaccate il viceministro quando parla». Assolto l'inviato di Rete4
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Forse lo ricorderete: a metà gennaio 2017 «Striscia la notizia» mandò in onda un filmato "fuori onda" che svelava alcuni metodi usati nel programma di Rete4 «Dalla vostra parte» di Maurizio Belpietro. Il filmato si riferiva alla puntata dell’11 gennaio 2017, con ospite l’allora viceministro all’economia e alle finanze Enrico Zanetti. Nel filmato di «Striscia» (al momento rimosso dal web e quindi non più consultabile) si sentiva una voce fuori campo (non si sa se del regista, di un autore, di un redattore o di un produttore) che dava queste istruzioni al giornalista inviato a Lamporecchio e ai risparmiatori di Banca Etruria vicini a lui: «Mario, allora adesso quando parla Zanetti… fategli dire qualcosa e…». E l’inviato Mario rispondeva: «Gli saltiamo addosso». Poi, il giornalista si rivolgeva alla folla alle sue spalle: «Chi è che mi scuoia Zanetti? Chi si incarica di scuoiarmi Zanetti?».A seguito di quella puntata (di cui anche Avvenire.it ha dato conto) il Consiglio di disciplina territoriale dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia ha promosso un procedimento nei confronti dell'inviato del programma, Mario Marchi.
Dopo avere ascoltato il fuori onda, il Consiglio lombardo ha reputato la condotta del giornalista «non conforme al dettato deontologico, in quanto l'incolpato ricercando una persona disposta ad aggredire, anche solo verbalmente, l'intervistato falsava la correttezza dell'informazione». Così all'inviato Mario Marchi è stata comminata la sanzione disciplinare di censura.

Il giornalista, com'è suo diritto, si è appellato al Consiglio di disciplina nazionale dell’Ordine dei Giornalisti che ha ribaltato la decisione, scagionandolo completamente con la delibera n. 22/2018 del 17.7.2018.
Secondo il Consiglio nazionale, «il giornalista – come è stato possibile accertare – non ha agito in spregio al dettato deontologico imputatogli»; la trasmissione del fuori-onda di cui trattasi è stata censurata, in quanto, «rifuggendo dalla pur doverosa contestualizzazione della frase captata, ha danneggiato la figura del giornalista restituendo al pubblico più vasto un’immagine svilente del cronista nell’impossibilità peraltro per lo stesso di intervenire a sua tutela».

Come precisato ad Avvenire dal legale del giornalista, «Marchi non ha avuto alcun ruolo nella determinazione dell’oggetto della puntata, nella selezione dei partecipanti, nei contatti con questi ultimi prima della trasmissione, nella definizione di modi e tempi del collegamento o in relazione a qualsiasi altra variabile del programma. Quando è stato annunciato il collegamento, la regia ha invitato i presenti, che avevano già cominciato a palesare invettive contro il Governo allora in carica, ad interloquire in modo efficace con l’onorevole Zanetti. Il mio assistito, allora, come nel normale stile giornalistico, ha “rotto il ghiaccio” con il pubblico presente con toni informali. In particolare, mentre ancora non era in onda, senza pertanto che alcuno, da studio o da casa, potesse sentire alcunché, il mio assistito si è rivolto all’ospite più “acceso” con un tono platealmente scherzoso ed iperbolico, chiedendo: “Allora, chi mi vuole scuoiare Zanetti ?”».

Insomma, prosegue il legale, «l’intento del Signor Marchi era esattamente quello contrario: utilizzare l’ironia al fine di stemperare i toni oltre che identificare le persone potenzialmente da escludere dal dibattito. Ciò è tanto vero che, durante il collegamento, egli non ha fatto intervenire il risparmiatore più “agitato” preferendo, invece, dare la parola ad altri. La puntata, infatti, si è svolta nel migliore dei modi, senza attacchi personali e senza alcuna doglianza da parte di alcuno dei convenuti».

Quindi, «Striscia» ha sbagliato a prendersela nel programma anche con l'inviato. Come i lettori potranno facilmente appurare, Avvenire raccontando l'episodio non ha mai puntato il dito contro il giornalista (tant'è vero che non ne avevamo mai pubblicato il nome, attenendoci al fatto che nel filmati veniva chiamato solo Mario) ma contro un certo modo di orchestrare certi programmi televisivi politici.

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