Ancora naufragi e navi che salvano persone in mare ma restano in attesa che venga loro assegnato un porto. Nel Mediterraneo la situazione continua a essere critica tra rimpalli di responsabilità e delegittimazione dell'operato delle poche barche delle Ong rimaste a prestare soccorsi.
Nell'Egeo un'imbarcazione che trasportava migranti è affondata mercoledì all'alba al largo della costa nord-orientale di Cipro. Sono stati recuperati 19 corpi, e 103 persone sono state tratte in salvo e trasportate a Mersin, nel sud della Turchia. Secondo i media locali, a bordo del natante c'erano siriani che cercavano di raggiungere le coste europee di Cipro.
Secondo le testimonianze dei passeggeri, il barcone trasportava circa 150 migranti, quindi i dispersi in mare potrebbero essere 25. Si indaga sulle possibili cause del naufragio. Le condizioni del mare non sarebbero state problematiche, secondo le autorità locali. Si ipotizza quindi un guasto tecnico o un rovesciamento del natante perché sovraccarico. Le immagini delle tv turche hanno mostrato i frammenti in legno di un relitto, su cui galleggiavano diversi migranti durante il salvataggio. In queste ore proseguono anche le operazioni di identificazione delle persone soccorse, che per la guardia costiera di Ankara sono migranti senza documenti regolari. "Molto probabilmente" si tratta di persone in fuga disperata verso le coste europee, hanno spiegato le autorità locali, che ancora non confermano ufficialmente che si tratta di un gruppo di rifugiati siriani partiti dalle coste sud della Turchia. Ma il rischio dell'apertura di una nuova rotta sud, dopo il restringimento delle maglie nell'Egeo a seguito dell'accordo del 2016 tra Ankara e Bruxelles, appare concreto.
Le navi di Open Arms attese a Palma di Maiorca
Non si è ancora conclusa la vicenda delle navi di Open Arms, con a bordo la donna salvata, Josefa, e i due cadaveri di una donna e di un bimbo recuperati a 80 miglia dalle coste libiche: le imbarcazioni sono dirette verso la Spagna ed è giunta poco fa la notizia che il porto assegnato è quello di Palma de Maiorca, nelle isole Baleari. La Ong Open Arms intanto ha deciso - visto la linea di chiusura dei porti italiani, imposta dal Viminale, e le reiterate accuse del vice premier Matteo Salvini nei confronti delle operazioni di soccorso in mare delle Ong - di non avvicinarsi alle coste italiane.
Salvini ha definito falsa la documentazione offerta dalla ong, attraverso la pubblicazione delle immagini dell'area di mare dove è avvenuta l'operazione condotta dalla Guardia Costiera libica. Le tre persone rimaste da sole in mare - due cadaveri e una donna ancora in vita, Josefa - secondo la ong sarebbero state abbandonate in mare perché si sarebbero rifiutate di tornare in Libia. Il ministro Salvini, invece, cita la testimonianza di una giornalista tedesca a bordo della motovedetta della guardia costiera libica, secondo la quale durante le operazioni di trasbordo non c'era nessuno in mare,
Open Arms però sostiene che "il reiterato annuncio di una sorta di contro inchiesta o contro versione rispetto alla probabile dinamica dei fatti accaduti lunedì sera, inducono preoccupazione rispetto alla tutela della donna sopravvissuta e della sua piena libertà di rendere testimonianza in condizioni di tranquillità e di sicurezza. Tutto ciò mentre la Commissione Europea - si legge ancora nella nota della Ong spagnola - , l'ONU, la Corte Europea dei Diritti Umani e l'Alto rappresentante dell'Unione per gli Affari Esteri, ribadiscono che la Libia non è in alcun modo un Paese sicuro". Per questi motivi la ong ha diretto la sua nave verso Palma di Majorca, dove arriverà sabato, nonostante la disponibilità del porto di Catania, offerta martedì sera.
>>> La storia di Josefa salvata in mare dalla nave della ong spagnola Open Arms <<<
Una decisione che non scompone di un millimetro Salvini che, anzi, è già proiettato sulla prossima sfida, quella con Germania
e Austria sui cosiddetti 'movimenti secondari' di migranti. Con i due paesi ci saranno una serie di incontri tecnici per valutare come risolvere il problema di chi, registrato in Italia, è poi andato in altri paesi. Ma quel che è certo, spiega, è che "farò qualsiasi cosa e qualsiasi accordo che garantisca all'Italia di avere meno presenze rispetto a quelle odierne: escludo che ci possa essere una presenza di un immigrato in più rispetto a quello che c'è oggi".
40 migranti bloccati a largo della Tunisia, "vogliono l'Europa"
Empasse anche per la nave tunisina della società del gas Miskar, che ha salvato sabato 14 luglio e preso a bordo circa 40 migranti, ed è bloccata da cinque giorni al largo della costa tunisina.
Né la Tunisia, né l'Italia, né Malta accettano di aprire i loro porti ai profughi. Lo scrive il sito InfoMigrants, che ha contattato un componente dell'equipaggio. "Siamo bloccati in mare aperto al largo della Tunisia, siamo esausti", è il racconto contenuto in una richiesta di aiuto lanciata su Facebook.
Il Forum tunisino per i diritti economici e sociali (FTDES), un'associazione tunisina che aiuta i migranti, conferma le informazioni e spiega che la Tunisia si rifiuta di accogliere i migranti perché "non vuole diventare un riferimento di porto sicuro per gli stati europei". I migranti provengono da Egitto, Mali, Nigeria e Bangladesh. Partiti dalla Libia la scorsa settimana, sono rimasti 5 giorni in mare senza cibo né acqua, prima di essere avvistati dai dipendenti di una piattaforma petrolifera tunisina, gestita dalla Miskar. Una delle navi di rifornimento della compagnia, la Sarost 5, è stata inviata in soccorso.
Diversa è la versione della Croce rossa tunisina, che li ha localizzati lunedì al largo delle coste di Zarzis: "Sono stati vani tutti i tentativi di convincerli a entrare in porto", ha spiegato il direttore regionale della Croce rossa di Medenine, Manji Salim. "La Croce rossa ha preparato tutto il necessario per accogliere i migranti", ha aggiunto. Secondo quanto riporta la rete televisiva Nessma la Marina tunisina ha "offerto l'assistenza ai migranti a bordo, senza però poterli convincere ad attraccare". "La maggior parte di loro rifiuta di attraccare a Tunisi perché dicono che hanno pagato molto denaro e che vogliono dunque arrivare in Europa" ha riferito Mongi Slim, del comitato regionale di Mededine della Mezzaluna Rossa tunisina.
Al momento la nave resta ormeggiata non lontano dalle coste di Zarzis. L'equipaggio spiega di avere a bordo persone ferite, una donna incinta e razioni di cibo e acqua in esaurimento.
Come verrà sbloccata questa situazione di emergenza in mare? Difficile fare ipotesi.
Il ministro degli Esteri alla Ue: Italia non sia più luogo esclusivo di sbarco
"La Farnesina conferma che il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Enzo Moavero Milanesi, ha fatto pervenire stamani (martedì, ndr) al Vice Presidente della Commissione e Alto Rappresentante, Federica Mogherini - conformemente a quanto anticipato - una lettera in cui viene indicato che da parte italiana non vengono più ritenute applicabili, anche alla luce delle conclusioni del Consiglio Europeo del 28 giugno, le attuali disposizioni del "piano operativo" della missione Eunavformed Sophia, che individuano esclusivamente l'Italia come luogo di sbarco dei migranti che vengono soccorsi dalle proprie unità". Lo afferma una nota del ministero degli Esteri.
"Il Ministro Moavero ha conseguentemente dato istruzioni al Rappresentante italiano al Comitato Politico e di Sicurezza - aggiunge - perché alla riunione di domani sollevi la questione della necessità della modifica del piano operativò di Eunavformed Sophia per la parte relativa all'individuazione del porto di sbarco". Tra qualche ora, a Bruxelles, si riunirà il Comitato politico e di sicurezza (Cops) per esaminare la richiesta di revisione delle regole delle missioni internazionali nel Mediterraneo avanzata dal premier Giuseppe Conte in una lettera inviata nei giorni scorsi ai presidenti della Commissione e del Consiglio Ue Jean-Claude Juncker e Donald Tusk. Si tratta di modificare il regolamento della missione europea Eunavformed Sophia, che prevede l'attracco in Italia delle navi che soccorrono migranti in mare. Richiesta alla quale si è ora aggiunta formalmente quella del ministero degli Esteri.
Mattarella: l'accoglienza è valore irrinunciabile
Tutto questo avviene nel giorno in cui il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in visita in Azerbaigian, invia un altro richiamo sottolineando che "l'accoglienza, la generosità e il confronto tra donne e uomini di culture, etnie e confessioni diverse costituiscono valori irrinunciabili".