mercoledì 12 settembre 2018
Il ministro annuncia che nel 2018 il debito calerà solo dello 0,1% invece dell’1% previsto. Il reddito di cittadinanza? Va disegnato bene
Il ministro Giovanni Tria alla Summer School di Confartigianato

Il ministro Giovanni Tria alla Summer School di Confartigianato

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Via al taglio dell’Irpef nella legge di bilancio ma in modo graduale e nel rispetto dei vincoli finanziari. Avanti piano sulla flat tax, iniziando dal riordino degli scon- ti fiscali. Andamento lento (quasi a zero) anche sulla discesa del debito pubblico 2018, che calerà solo dello 0,1% invece che dell’1% indicato nel Def. Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, torna a disegnare una rotta prudente per la politica economica. Conferma gli obiettivi programmatici della maggioranza, ma in un’ottica pluriennale, e lancia segnali ai due maggiorenti del governo Lega e M5s.

«Si può costruire una strategia politica economica coerente anche se è partita da una campagna elettorale non del tutto coerente», ha affermato Tria pur negando contrasti nel governo. Sul taglio Irpef «io sono molto favorevole a partire » con «un accorpamento e una riduzione delle aliquote per i redditi familiari», ma è necessario «trovare spazi per partire gradualmente». La prima mossa non riguarderebbe tuttavia il solo taglio della prima aliquota dal 23 al 22%, come è stato ventilato, ma avrebbe un maggiore respiro con un primo accorpamento di aliquote, passo iniziale verso il target delle 2 aliquote Irpef previste dal contratto di governo. Quanto alla flat tax, per il responsabile del Mef è una misura che «richiede tempo » e «va finanziata con le tax expenditures», cioè con la revisione delle agevolazioni fiscali, operazione sulla quale si sono cimentati diversi governo finora invano. È un colpo di freno a quella che fino a poche settimane fa era la priorità numero uno della Lega di Matteo Salvini, che infatti sta spostando l’enfasi sulle modifiche alla Fornero. Il ministro lusinga però le istanze leghiste assicurando che la pace fiscale «ci sarà», inserita nella riforma fiscale. Sui conti pubblici Tria ha ripetuto le rassicurazioni pronunciate a Cernobbio. «Bisogna continuare nella riduzione del rapporto debito-Pil, e non avere un peggioramento strutturale del bilancio ma anzi un leggero miglioramento ». Perché «è inutile cercare qualche miliardo in più sul deficit se poi ne perdiamo altrettanti con la spesa per interessi ». Il 2018 però vedrà più una stabilizzazione che una riduzione del debito, ha spiegato lo stesso Tria annunciando un mini-taglio dello 0,1%. Nel Def di aprile presentato dal governo Gentiloni il rapporto debito/Pil era previsto in calo di un punto dal 131,8% al 130,8% nel 2018. Il governo scoprirà le carte a fine settembre con la Nadef, ma il rallentamento della discesa rispetto alle previsioni è sensibile, anche se in in parte spiegabile con la crescita meno tonica (l’anno potrebbe chiudersi con un Pil a +1,2% a fronte dell’1,5%) e con l’aumento della spesa per interessi dopo il balzo dello spread (ieri stabile intono ai 235 punti).

Prudente Tria lo è stato anche verso il reddito di cittadinanza: «Il problema è come lo si disegna», perchè «aiuta la crescita se è disegnato bene». Il colpo di freno ai Cinquestelle prosegue sul ruolo di Cdp che, ha detto, non deve intervenire «come una nuova Gepi in imprese più o meno decotte » e non deve rientrare nel settore pubblico perché «ci sarebbe un salto del rapporto debito/Pil a cui non voglio neanche pensare». Infine, sì alle grandi opere, dal gasdotto Tap alla Tav «perchè si tratta di grandi collegamenti internazionali », ha aggiunto. Altro segnale a Di Maio.

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