lunedì 23 marzo 2015
​Il ministro del Lavoro Poletti riaccende il dibattito: "Si potrebbe dedicarne uno alla formazione".
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​Quanto devono durare le vacanze estive degli studenti? A riaccendere il dibattito ci ha pensato, ieri, il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, secondo cui «tre mesi sono troppi». «Magari uno potrebbe essere passato a fare formazione», ha aggiunto, ricordando che «i miei figli d’estate sono sempre andati al magazzino della frutta a spostare le casse». Più che di “formazione” in senso stretto, qui si tratterebbe semmai di “lavoretti”, attività praticata da «più della metà degli studenti italiani», ricorda la Rete degli studenti, che boccia su tutta la linea la proposta del ministro. Difesa invece dal ministro dell’istruzione, Stefania Giannini: «Le dichiarazioni del ministro Poletti – ha spiegato – sono condivise nel governo e i temi che tocca sono stati oggetto di analisi anche nel lavoro sul Ddl Scuola. Il valore formativo del lavoro è centrale nell’impianto della Buona scuola, al punto che investiamo 100 milioni all’anno (quasi dieci volte l’investimento passato) per portare le ore di alternanza negli ultimi 3 anni a 400 nei tecnici e professionali e 200 nei licei».Stando ai dati dell’Ocse, i nostri ragazzi sono sì tra quelli che fanno più vacanze di tutti (dodici settimane, contro le sei di inglesi e tedeschi), ma detengono anche il record di permanenza in classe: quasi mille ore all’anno (dietro soltanto agli olandesi), molte di più rispetto alle neanche ottocento della media dei Paesi industrializzati. La Finlandia, per esempio, da anni ai vertici delle classifiche dell’apprendimento, supera di poco le seicento ore annue di lezione. D’accordo con la proposta di Poletti è comunque l’Associazione nazionale presidi. «Durante l’estate le scuole sono aperte ma largamente inutilizzate», ricorda il vicepresidente Mario Rusconi. «L’idea di utilizzare i locali delle scuole durante l’estate per corsi di sostegno e recupero, per corsi di formazione particolari, per ospitare iniziative di giovani diplomati in cerca di lavoro – osserva Rusconi – ci trova dunque senz’altro d’accordo. Mi permetto di far notare, tuttavia, che Poletti è l’ennesimo ministro che si pronuncia sulla questione, ma mai, finora, alle parole hanno fatto seguito prassi organizzative coerenti. La scuola ne ha abbastanza di effetti-annuncio».Di «riflessione interessante ma confusionaria» parla la responsabile scuola di Forza Italia, Elena Centemero. «I lavoretti saltuari cui fa riferimento il Ministro – si legge in una nota – intesi come forma di educazione dei ragazzi al sacrificio e al valore del lavoro, non riguardano, infatti, la scuola ma i metodi educativi delle famiglie. Cosa molto diversa – prosegue – e questa sì attinente i percorsi formativi, è invece prevedere scuole aperte anche d’estate, come già avevo proposto in passato, per far misurare gli studenti con attività integrative, con corsi di recupero più approfonditi o anche per promuovere periodi di alternanza con il lavoro che abbiano un legame reale con il percorso di studi intrapreso. Su questo, siamo disponibilissimi al confronto», conclude Centemero.Negativo è invece il giudizio del segretario della Uil scuola, Massimo Di Menna, che ricorda come il tempo-scuola in Italia sia in linea, se non maggiore, rispetto agli altri Paesi europei. «Il tempo delle vacanze scolastiche è dunque lo stesso, seppur distribuito in modo diverso da paese a paese», ribadisce il sindacalista. All’attacco di Poletti anche il segretario della Cisl scuola, Francesco Scrima: «Piuttosto che immaginare “lavoretti” per i figli, si faccia di tutto perché siano i padri disoccupati a ritrovare un lavoro: è la loro, infatti, la “vacanza” di cui preoccuparsi, questa sì tante volte troppo lunga e troppo amara».A sostegno di Poletti si schiera, infine, anche la responsabile scuola del Pd, Francesca Puglisi, che parla di «riflessioni condivisibili». «Sono già molte – ricorda – le scuole che d’estate sono aperte per corsi di recupero, stage di lavoro, attività motorie e di cittadinanza attiva. Anche il ddl del governo Renzi sulla Buona scuola prevede istituti sempre più disponibili alle esigenze degli studenti e delle famiglie».

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