venerdì 4 ottobre 2024
Confermata la tendenza positiva: Italia seconda in Europa. Nel 2024 le operazioni saranno 4.392 contro le 4.079 dell'anno scorso. Organi anche a pazienti oncologici, nuove macchine da perfusione
Palermo, preparazione di un trapianto di cuore a una bambina.

Palermo, preparazione di un trapianto di cuore a una bambina. - ANSA

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Aumentano le donazioni di organi e i relativi trapianti, con la contestuale diminuzione del tasso di mortalità dei pazienti in lisa d’attesa. La conferma di un trend già positivo negli ultimi anni sarà al centro del 47° Congresso nazionale di Sito, la Società italiana di trapianti d'organo e di tessuti, che si svolgerà a Palermo dal 6 all'8 ottobre.

«La proiezione di quest'anno - spiega il professor Salvatore Gruttadauria, direttore del Dipartimento per la cura e lo studio delle patologie addominali dell'Ircss-Ismett e presidente del Congresso - secondo una stima del Centro Nazionale dei Trapianti, dice che i trapianti da donatore deceduto saranno 4.392 contro i 4.079 del 2023. Una crescita importante che analizzeremo, nel corso della tre giorni siciliana, organo per organo. Una delle principali novità riguarda il trapianto di fegato, dove si registra un incremento nel contrasto delle malattie oncologiche«.

Un cambiamento rispetto a pochi anni fa, quando il trapianto veniva invece effettuato prevalentemente a seguito di una cirrosi, esito dell'epatite C: «Questa patologia del fegato - spiega Gruttadauria - adesso è stata praticamente debellata dalla terapia medica antivirale. Ne consegue che le nuove indicazioni al trapianto riguardano appunto i pazienti colpiti da tumore, grazie a protocolli sperimentali che vedono la partecipazione di tutti i Centri italiani e la supervisione del Centro nazionale trapianti. Il che dà speranza di guarigione in molti settori come la malattia metastatica del tumore del colon retto al fegato o come il colangio-carcinoma. Ma va precisato che non c'è un'apertura totale a tutti i pazienti col tumore, ma sono ad alcuni casi ben selezionati».

Ma le novità, che verranno approfondite al Congresso, non finiscono qui: «Registreremo nel corso del dibattito - continua il professor Gruttadauria - il fatto che, in Italia, sono in incremento i trapianti da donatore a cuore fermo e, questo, grazie al maggior utilizzo delle macchine da perfusione che permettono la conservazione dell'organo nel rispetto della normativa vigente. Macchine sempre più performanti che lasciano l'organo utilizzabile anche dopo i venti minuti dalla dichiarazione di morte previsti dalla legge italiana». La tecnologia insomma viene in soccorso della medicina, limitando il danno riportato dall’organo prelevato proprio a scopo di trapianto.

«Il costante utilizzo di queste macchine non solo può contribuire a rendere l'intervento da urgente a elettivo - conclude il direttore del Dipartimento per la cura e lo studio delle patologie addominali dell'Ircss-Ismett - ma ha un'altra funzione fondamentale: condiziona l'organo, ovvero migliora la sua capacità funzionale. Il che naturalmente determina un deciso aumento degli interventi, aumento che riguarda anche il trapianto di rene da vivente. Le donazioni sono, anche questo caso, in crescita, con una riduzione dei problemi per i pazienti che sono in lista».

L'appuntamento per fare il punto sui trapianti in Italia è dunque per domenica 6 ottobre, giorno in cui si aprirà il Congresso: «Il dato da cui partiremo - sottolinea il professor Luciano De Carlis, Direttore Dipartimento Niguarda Transplant Center e presidente della Società italiana di trapianti d'organo e di tessuti- è quello sulle donazioni. 30 anni fa, l'Italia aveva 6 donatori per milioni di abitanti, adesso ne abbiamo più di 31. Siamo diventati il secondo paese per donazioni in Europa subito dopo la Spagna. La sensibilizzazione e le nuove norme in materia hanno dunque permesso un incremento che si aggira attorno al 25-30%».

L'altro argomento riguarda le macchine da perfusione, che rappresentano la vera innovazione: «Migliorano la qualità dell'organo e ci consentono dei tempi maggiori - spiega De Carlis - ma soprattutto ci dicono se l'organo poi funziona una volta trapiantato. Ci occuperemo infine della Transplant oncology, cioè la possibilità di trattare delle malattie di tipo oncologico sulle quali prima non riuscivamo a intervenire. Di recente è uscito uno studio sul trattamento delle metastasi epatiche da tumore del colon, oppure del tumore primitivo del fegato. Si tratta di un lavoro multicentrico e internazionale, in cui sono emersi risultati eccellenti nella combinazione fra chemioterapia e trapianto».

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