venerdì 10 giugno 2011
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"Sapere che Battisti è libero, per me è un pugno nello stomaco. Certo, me l'aspettavo, ma un conto è pensarlo, un altro è vederlo con i propri occhi". Alberto Torregiani, figlio del Pierluigi, il gioielliere ucciso dai Pac nel 1979, commenta così la decisione dei giudici della Corte Suprema brasiliana di non estradare, e quindi di liberare, l'ex terrorista Cesare Battisti. "Sono oltre l'arrabbiatura - commenta Alberto - questa scelta significa che un delinquente può fare ciò che vuole. È un diritto negato, è una violazione della Carta dei diritti dell'uomo".Alberto Torregiani, che nell'agguato venne colpito da una pallottola accidentalmente partita nella colluttazione dalla pistola impugnata dal padre Pierluigi e che da allora è su una sedia a rotelle, ripete però che "non è finita qui". Le strade "per reagire", spiega, sono due: la prima è istituzionale "ed è quella di rivolgersi alla Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja", l'altra è "un percorso già ipotizzato in passato" in caso di un no all'estradizione: "Le Regioni - conclude - potrebbero mettere in dubbio eventuali nuovi accordi in campo commerciale, turistico, culturale e così via con il Brasile".
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