venerdì 5 ottobre 2012
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​Rischiamo di diventare l’epicentro di un disastro. Sulle spalle di Bersani e Renzi c’è questa responsabilità». Giorgio Tonini, senatore del Pd, teme lo scontro sulle primarie. Il Pd è a «un passaggio storico. E in questo momento traballano tutti e due i pilastri portanti di una coalizione. Il profilo politico, e le regole interne».Parla dell’alleanza con Vendola?Su che basi si costruisce la coalizione? La proposta di governo che il Pd avanza al Paese non può che essere in continuità con l’esperienza del governo Monti.Bersani lo ha assicurato a Monti.Dopo le elezioni certamente si aprirà una fase nuova, però sulla base degli impegni che l’Italia ha assunto in Europa: bisogna garantire agli italiani, agli europei, ai mercati internazionali, che noi andiamo avanti in questa direzione. Senza Monti?Il ruolo di Monti viene dopo.Intanto c’è Vendola...Qui c’è Vendola che dice: «Mi candido come elemento di rottura rispetto al governo Monti». Non penso che si possa costruire una coalizione su una contraddizione così stridente.Ma non c’è una carta di intenti?Pare che nemmeno quella verrebbe fatta sottoscrivere a Vendola... Qui è in gioco la credibilità del Pd.Che si spacca sulle primarie...Io avevo detto da mesi di fare il Congresso per chiarire la linea e le alleanze.Se Renzi vince, Bersani resta segretario?È evidente che se Bersani perde resta segretario, ma è evidente che dovrà coabitare con il candidato premier.È un percorso inverso.Io avrei seguito la linea dritta del Congresso. Ora siamo in quest’altro scenario. Lo ha proposto il segretario, e lo deve gestire al meglio. Veltroni ha detto quello che pensano tanti militanti, che il partito può non reggere a queste sollecitazioni. Bersani e Renzi si vedano e definiscano un percorso. A destra c’è un campo di macerie, al centro un cantiere ancora aperto... Il Pd è il partito che può dare risposte subito al Paese, ma deve far sapere dove vuole andare.Ci sono margini di ricomposizione con l’Udc?È lo schema su cui ha lavorato Bersani in questi anni, anche contro la vocazione maggioritaria che molti di noi contestavano. Benissimo, oggi non possiamo immaginare i progressisti da soli al governo.
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