sabato 23 febbraio 2013
COMMENTA E CONDIVIDI
«Missionari» nella loro Mirandola. Paola Zucchi e Matteo Vignato, 33 anni, hanno deciso subito dopo il terremoto. Non potevano più rimanere lontani. Era il 15 agosto: in molti, persa la casa o il lavoro, avevano già lasciato l’Emilia. Loro sono tornati. L’ennesima scelta controcorrente di una giovane coppia che, seguendo un cammino di fede all’interno della Comunità Papa Giovanni XXIII, ha da sempre spalancato le porte di casa agli ultimi. Nel 2004 e 2005 in Cile, poi tre anni a Bologna e altri cinque a Guadalajara, piccola città non lontana da Madrid.Minori, giovani a rischio, persone con problemi psichiatrici: in Spagna hanno offerto accoglienza a una trentina di persone. Amici, non "pazienti", che si sono fermati per brevi periodi (non più di un anno e mezzo); il tempo di riorganizzarsi, protetti dall’abbraccio di carità dei due emiliani, e ridare slancio alla propria vita. «Il ricordo più bello – spiega Paola – è quello di una ragazza marocchina che, rimasta incinta, non era accettata dai suoi perché non sposata. Era sola: il nostro appoggio le ha fatto capire che non doveva arrendersi. E ha scelto di tenere la bimba».La famiglia prima di tutto. A Santiago del Cile, dove è nata la loro prima figlia, i due giovani di Mirandola hanno offerto servizio in un centro di accoglienza per i bambini vittime di maltrattamenti: «Raccontavano la violenza che vedevano ogni giorno, parlavano dei loro genitori schiavi dell’alcol – ricorda Paola –. La sera tornavano nelle loro case, spesso con un pavimento di fango, ma almeno di giorno erano strappati dalla strada».Un’esperienza, quella della solidarietà senza confini, che sperano di ripetere anche a Mirandola, dove Paola e Matteo sono nati e dove – erano i tempi dell’asilo – si sono conosciuti. «Siamo arrivati il 15 agosto. Il ritorno era già programmato, ma dopo il terremoto abbiamo deciso di muoverci in tempi rapidi – raccontano –. Sappiamo che qui, oggi, c’è ancora più bisogno». Le case che crollano, i capannoni che cedono, i simboli di un territorio – come, a Mirandola, l’antichissima chiesa di San Francesco – sventrati dal sisma. Eppure anche tanti di gesti di coraggio, di solidarietà, segnali dell’Emilia che non si arrende: uno di questi è proprio il ritorno di Matteo e Paola e dei loro figli Martina, Francesco e Giovanni, di 8, 5 e 2 anni.In casa sono già in nove, visto che si sono aperte le porte ai giovani El Mehdi e Fatima, e a Ilaria e Alan, due minori dati in affido. «Il terremoto ha sconvolto tutti, ha cancellato le sicurezze – affermano –. Oggi però prevale la voglia di ricominciare». Nel caso di Paola e Matteo, è prevalso il desiderio di tornare, dopo nove anni in giro per il mondo. Per il riconoscimento ufficiale di «casa famiglia multi utenza» bisogna solo rispettare i tempi della legislazione regionale: nei giorni scorsi è stato concluso il percorso di formazione, servirà qualche altro mese di attesa.«La chiamata al matrimonio, a vivere la missione: la "Papa Giovanni" ha risposto a questo desiderio – spiega Matteo –. La nostra esperienza è quella di vivere la famiglia non come una "entità privata" ma come un dono per la società». Anche Mirandola, adesso, si sente un po’ meno sola.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: