mercoledì 8 gennaio 2014
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Tutto è bene quel che finisce bene. E in questa storia il lieto fine c'è davvero, e per tutti. Anche se gli inizi non promettevano bene. Subire un furto non piace a nessuno. Tantomeno se a sparire dalla propria abitazione sono oggetti d'oro, gioielli di famiglia o, chissà, preziosi ricordi dell'affetto dei propri cari.Il fatto è successo a Taranto. La derubata, nota per l'impegno in parrocchia come catechista, presenta regolare denuncia agli uffici della Questura. Per dovere di cittadina, più che per la fondata speranza di recuperare quanto le è stato sottratto.

Ma qui viene il bello. Come in una storia edificante - ma la realtà, si sa, ha più fantasia - il ladro si pente, va dal parroco e confessa il reato. O meglio: si confessa. E consegna l'intera refurtiva nelle mani del sacerdote. Tutti gli oggetti rubati, in una busta di plastica.Ma c'è confessione (davanti ai carabinieri) e Confessione (il sacramento della Penitenza). E c'è il segreto del confessionale. Cos'ha fatto, allora, il sacerdote? Contattata la catechista derubata, si è accertato dell'avvenuta ruberia e della conseguente denuncia. Poi ha chiamato la sala operativa della Questura. Gli agenti, arrivati in parrocchia, hanno ricevuto dalle mani del parroco la busta con la refurtiva e quindi, effettuati i riscontri del caso, l'hanno riconsegnata alla legittima proprietaria. Più soddisfatta o incredula, non è dato sapere.Qualcuno si chiederà: ma il colpevole se n'è andato impunito? Abbiamo detto che è una storia a lieto fine, per tutti. E non si è fatto male nessuno.

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