Un momento del Consiglio nazionale a Roma - Ansa
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È il giorno della verità. È il giorno di Tajani segretario nazionale votato all'unanimità da Forza Italia. Tensione e emozione si accavallano. «Siamo all'11 per cento», ripete il vicepremier (un tempo giornalista) dopo aver passato le ultime ore nella sua casa dei Parioli a scrivere il discorso del nuovo corso. Due temi su tutti: economia e giovani. Due sfide per rialzare l'Italia. Appuntamento è al Parco dei Principi, un lussuoso hotel a due passi dalla casa romana di Tajani. I 213 consiglieri sono con Tajani. Perché solo lui, il vicepresidente e coordinatore nazionale azzurro, poteva prendere il posto del Cavaliere, al quale è stato accanto fin dal momento della fondazione del partito. Ora lo fa ripetendo unità e continuità. Dicendo no al salario minimo («È visione vetero socialista») e sì alla separazione delle carriere tra giudici e pm. E proprio sulla grande questione Giustizia precisa: «Siamo garantisti ma non siamo contro i magistrati». Le frasi dietro le quali prende forma la sagoma di Forza Italia si accavallano. Tajani spiega che chi viene dopo Silvio Berlusconi non potrà che raccogliere la sua eredità politica e realizzare i suoi sogni politici. E allora la sfida dei prossimi mesi è allora dimostrare di essere ancora e davvero l'ala moderata del centrodestra. Anche in Europa. E non a caso al Consiglio c'è il leader del Ppe, Manfred Weber, e non ci sono Giorgia Meloni o Matteo Salvini. E proprio Weber "accarezza" Tajani:
«Forza Italia è il centrodestra in Italia. Forza Italia è il Ppe in Italia. Sono fiducioso nel futuro perchè conosco Forza Italia e la sua gente e la loro motivazione... Le radici cristiane ci guidano». C'è una tabella di marcia nella testa di Tajani. Prima tappa è il congresso a primavera. Per lanciare sul serio al sfida delle europee 2024. Il partito è con Tajani. Ci sono Renato Schifani, Roberto Occhiuto e Fulvio Martusciello al Sud. Ci sono Alberto Cirio e Alessandro Sorte al Nord. E c'è il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo che arriva al consiglio nazionale e scommette sul vicepremier: «Dobbiamo lasciare da parte le aspirazioni individuali. Oggi inizia un nuovo corso. Abbiamo bisogno di ribadire la nostra forza in Europa e Antonio Tajani è la persona giusta per farci intraprendere questo percorso». Arrivano i big e ripetono la linea, da Giorgio Mulè a Alessandro Cattaneo: tutti con Tajani oggi è il momento dell'unità. Poi c'è l'annuncio di nuovi arrivi. Presto capiremo. Intanto c'è chi scommette su Ettore Rosato, che però (per ora) nega. Ma intanto Tajani tende la mano. «Guardiamo al grande mondo dei moderati che stanno perdendo sempre più i loro capisaldi. Non vogliamo offrire solo una casa ma una dimora dove chiunque entri possa sentirsi protagonista di battaglie politiche e discussioni, per garantire la stabilità del nostro Paese e non solo la stabilità del governo».