Il Policlinico Gemelli è «drammaticamente prossimo» all'«impossibilità di adempiere compiutamente il suo servizio pubblico mantenendo inalterati non solo la diffusamente riconosciuta efficienza nella gestione economica, ma anche, e in particolare, gli apprezzati standard di cura dei degenti e assistenza ai cittadini». Aprendo ieri l'anno accademico della sede di Roma, il rettore dell'Università Cattolica, Lorenzo Ornaghi, ha lanciato un grido d'allarme su una «condizione di emergenza» che è ormai «troppo lunga». Già l'anno scorso, infatti, venne sollevato il problema dei crediti che il Gemelli vanta dalla regione Lazio. Allora il residuo era di 510 milioni di euro sul bilancio 2006, attualmente la struttura sanitaria universitaria lo stima in circa 850. C'è poi sullo sfondo la questione del rinnovo del protocollo d'intesa con i Policlinici (statali e non), gravato dalle nubi sui tagli alla sanità. In vista del «bene comune», un'«intesa stabile» sarà presto raggiunta, ha auspicato Ornaghi. Il quale ha prefigurato uno scenario inquietante: si provi a chiudere gli occhi e immaginare Roma, il Lazio, l'Italia (visto che il 20% dei circa 100mila ricoverati del 2007 veniva da altre regioni) con un Gemelli «dimezzato». Alla riapertura delle palpebre, subito si dovrebbe correre ai ripari. Ma il politologo ha anche invitato a guardare oltre le attuali «condizioni di estrema gravità», per cominciare a impostare l'ospedale del futuro mettendo in campo la «capacità di non fermarci alla mera gestione conservativa di ciò che abbiamo ricevuto». Occorre perciò dare «sin da oggi quel "di più" che da sempre è richiesto per appartenere realmente a questa nostra università», facendo sì che esso «non si trasformi nel malcerto gancio a cui soltanto appendere una sempre più stanca declamazione di valori, magari svuotati e sviliti dai nostro quotidiani comportamenti». Ad ascoltare Ornaghi nell'auditorium del Gemelli parecchie personalità del mondo religioso e politico. I cardinali Agostino Vallini, vicario di Roma, il predecessore Camillo Ruini e Achille Silvestrini. I vescovi Mariano Crociata, segretario generale della Cei e Alessandro Plotti, emerito di Pisa, già assistente ecclesiastico dell'ateneo. Due i senatori a vita, Oscar Luigi Scalfaro ed Emilio Colombo, a lungo nell'Istituto Toniolo, l'ente promotore della Cattolica. C'erano anche il vicepresidente della Camera Rocco Buttiglione e l'assessore alla scuola della Regione Lazio Silvia Costa. A rappresentare la sede romana, oltre ai docenti in ermellino, il responsabile amministrativo Antonio Cicchetti e il direttore, Giancarlo Furnari. Dopo Ornaghi ha preso la parola il preside della Facoltà di Medicina Paolo Magistrelli. Il quale ha sottolineato come l'ateneo fondato da Agostino Gemelli " di cui l'anno prossimo sarà celebrato con una serie di iniziative il cinquantesimo dalla morte " si sia mosso in anticipo rispetto alle linee guida governative per il ricambio dei docenti e l'inserimento dei giovani ricercatori. La percentuale di quelli nuovi, reclutati tra i 478 in organico, infatti è «superiore al 60% oggi raccomandato come ideale», ha detto Magistrelli. E per i docenti di prima e seconda fascia (69 i primi, 207 i secondi) il 20% è arrivato dall'esterno. Il processo di "svecchiamento", però, deve proseguire, visto che l'età media «appare ancora elevata» (60 e 57 anni per i due gradi di docenza, 48 per i ricercatori). La prolusione, infine, è stata tenuta dal docente di Diagnostica per immagini e radioterapia Cesare Colosimo. La mattinata era iniziata con la Messa presieduta da Vallini e concelebrata da Plotti e da una decina di sacerdoti tra i quali l'attuale assistente ecclesiastico della Cattolica, don Sergio Lanza e il direttore dell'Ufficio Cei per la pastorale della salute don Andrea Manto. Il porporato ha invitato la Cattolica e le altre istituzioni accademiche ecclesiali a partecipare sempre più al compito «allettante e impegnativo» di «portare avanti una riflessione profonda sulla questione dell'uomo, che non può essere affrontata senza un riconoscimento della sua verità piena che include la sua vocazione trascendente». Un «nuovo umanesimo» urgente, visto che «sembra affievolirsi il riferimento alle radici cristiane della nostra cultura millenaria».