Domenica diversi giornali in Italia avranno una pagina particolare: conterrà una lettera-appello al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e sarà firmata dai rispettivi direttori. La lettera sarà ospitata da diversi giornali di partito, non profit e legati a cooperative. Quelli, per intenderci, più colpiti dall’intenzione del governo di ridurre il fondo per l’editoria a non più di 40-50 milioni di euro. Un progetto aspramente criticato ieri in una conferenza stampa convocata al Senato dal comitato per la libertà e per il diritto all’informazione, proprio allo scopo di denunciare i nuovi, ulteriori tagli. A dare voce per tutti alle vibranti proteste di questo spicchio del mondo dell’informazione è stato il segretario della Fnsi, Franco Siddi: «Ridurre il fondo a dimensioni simili – ha sostenuto Siddi – significa elargire mance e tenere sotto bavaglio l’informazione. Non possiamo accettare la logica dei tagli lineari, il fondo va ripristinato e dato a chi ne ha bisogno». La Fnsi, che è il sindacato dei giornalisti (era presente anche il presidente Roberto Natale, assieme fra gli altri ai senatori Vincenzo Vita, Pd, e Francesco Pardi, Idv), ha fatto quindi «appello a tutti i parlamentari e al capo dello Stato perché si attivi per la tutela del pluralismo», annunciando una propria «iniziativa permanente» e manifestazioni analoghe in tutte le città interessate dalle testate giornalistiche colpite.«Il fondo nasce per sostenere il pluralismo – ha proseguito Siddi –. Bisogna fare pulizia, evitare finanziamenti a giornali come
l’Avanti, a quelli di Ciarrapico o anche al
Giornale di Toscana (legato al gruppo editoriale che fa capo al coordinatore del Pdl, Denis Verdini,
ndr). Ma così cento testate chiudono e si spengono le voci della minoranza, con scelte fintamente tecniche. Ciò non può essere accettato e sono contento che la Fieg abbia chiarito che il suo obiettivo non è la chiusura del fondo, che si vuole una revisione del sistema che riveda soprattutto i finanziamenti ai giornali di partito. Noi abbiamo già avanzato proposte come l’eliminazione dell’Iva agevolata sui prodotti non editoriali in edicola e un prelievo tra l’1 e il 2% sui ricavi pubblicitari delle tv». All’attacco si è scagliato anche Lelio Grassucci, presidente di Mediacoop: «Ormai è chiaro, il governo vuole cancellare il sostegno pubblico all’editoria. E non sono scelte dettate da motivi economici – ha proseguito – l’obiettivo è distruggere il pluralismo. Si passa dai 184 milioni del 2009 a una disponibilità effettiva che è di 25 milioni o anche meno». Siddi ha sottolineato infine che «anche per le convenzioni con le agenzie di stampa sta succedendo qualcosa di simile: c’è una spinta forte perché le agenzie si accorpino, perché si ritiene che nove siano troppe. Si è poi introdotto il concetto del fabbisogno della pubblica amministrazione, uno stratagemma secondo cui si sostiene che la fornitura di notizie è superiore al necessario e che sono sufficienti i siti
on line. E così chiudono le convenzioni».