Ansa
Preservare gli incentivi per l’edilizia, forte volano per la ripresa dell’economia, ma salvandoli da abusi e storture. Mario Draghi ne fa una questione di «credibilità» e sottolinea che così come per i fondi del Pnrr (ma anche per il Reddito di cittadinanza), le risorse messe sul tavolo per agevolare le ristrutturazioni devono essere spese in modo «equo e responsabile» se non si vuole far perdere la fiducia ai cittadini. Così i bonus edilizi resteranno tutti in vigore il prossimo anno (quello per le facciate cala però dal 90 al 60%), così come lo sconto in fattura e la cessione del credito (rifinanziati in manovra per 3 anni): ma ci saranno più controlli.
A far scattare l’allarme a Palazzo Chigi è stata giorni fa la rivelazione del direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, sulla scoperta di crediti inesistenti legati agli incentivi fiscali: abusi che in meno di un anno ammonterebbero già a 850 milioni di euro. Gli sconti sulle ristrutturazioni sono molto onerosi per le casse statali. Il superbonus finora è costato da solo oltre 10 miliardi di euro. Da qui la decisione di intervenire con un decreto, approvato ieri pomeriggio in tutta fretta dal Consiglio dei ministri. La normativa antifrode varata dal governo è stata accolta con riserve da parte del M5s, ma anche dal Pd. Il timore è che le regole più stringenti finiscano per far inceppare tutto il meccanismo.
Il Dl impone lo stop alla cessione del credito per tutti i bonus se emergono "profili di rischio" da verificare. Si prevede che l’Agenzia delle Entrate possa sospendere fino a 30 giorni gli effetti delle comunicazioni di cessione del credito, in attesa di esaminare il caso e decidere se dare il via libera. Viene esteso inoltre l’obbligo del visto di conformità - rilasciato da commercialisti e Caf - anche nel caso in cui il Superbonus 110% sia portato in detrazione nella propria dichiarazione dei redditi. L’obbligo non sussiste se la dichiarazione è presentata direttamente dal contribuente. Al momento, invece, il visto è richiesto solo nel caso di cessione del credito o sconto in fattura. Da gennaio l’obbligo sarà anche per gli altri bonus.
Tra le novità c’è anche un maggiore controllo sulle spese per i lavori. Si è registrato infatti un rialzo dei prezzi. Fatture gonfiate grazie al fatto che la spesa, tutta o in buona parte, è pagata dallo Stato e quindi non c’è l’incentivo a risparmiare. Il decreto dispone che vengano fissati dei listini prezzi di riferimento a cui le imprese dovranno uniformarsi.
La prima versione della manovra manteneva in vita la cessione del credito solo per il superbonus 110%. La versione definitiva la estende per tre anni, cioè fino al 2024, a tutte le altre agevolazioni: sismabonus, ecobonus (tra cui gli infissi), bonus facciate e colonnine di ricarica. Il superbonus 110% per condomini ed edilizia pubblica è stato esteso fino al 2025 (ma calerà al 70% nel 2024 e al 65% l’anno dopo). Per le villette unifamiliari la proroga è fino al 2023, ma resta il limite di reddito già previsto: il supersconto varrà solo per i proprietari con Isee sotto i 25mila euro. A meno che la norma non venga modificata in Parlamento, come vorrebbero diversi partiti.
Nel Cdm il capo delegazione del M5s, Stefano Patuanelli, esprimendo dubbi aveva chiesto di trasformare il decreto in un emendamento parlamentare, ma la richiesta non è stata accolta dal premier. «Effettuare dei controlli preventivi per scongiurare eventuali abusi non deve significare vanificare la portata e l’efficacia delle agevolazioni» non deve diventare «un vero e proprio boicottaggio», hanno commentato i deputati 5s capitanati dall’ex sottosegretario Riccardo Fraccaro. Ma anche la presidente della commissione Attività produttive della Camera, Martina Nardi (Pd), si augura che «la norma non porti con sé la destabilizzazione di un sistema che sta dimostrando di funzionare».