Sulle strade francescane per “Noi camminiamo in Sardegna”: il complesso nuragico di Su Mulinu a Villanovafranca - G.Matarazzo
Lino ha 90 anni. Quando ne aveva sei, suo padre, nel giorno dell’Epifania, gli regalò due zappe per lavorare la terra: «Ma prima devi sapere leggere e scrivere, prendere almeno la quinta elementare. Poi vieni nei campi». La terra vuol dire ortaggi e cereali, ma anche viti, ulivi e persino zafferano. «Con mia moglie non abbiamo avuto figli. Lei è mancata tempo fa. Ora sono solo. E vedo questa piazza vuota, ci sono sempre meno ragazzi e penso a quale sarà il futuro del paese», confessa con gli occhi lucidi di emozione e della nostalgia per tutto quello che hanno visto nel tempo. «Noi siamo qui a camminare», dico io, mentre arriva una carovana organizzata di ciclisti stranieri. «Per fortuna ci sono queste cose… Magari il paese resiste». Resiste. Usa questo termine Lino, che sa cosa significa resistere. Alle guerre, alla povertà, al tempo. Camminare in fondo è anche questo, resistere. Ed esistere. Andare al cuore di una terra. Percorrerla a piedi, scoprirla un passo dopo l’altro. Predisposti alla sorpresa e allo stupore di un viaggio che comincia dentro sé stessi.
Villanovafranca, sulle strade francescane per “Noi camminiamo in Sardegna” - G.Matarazzo
Siamo a Villanovafranca, nella provincia del Sud Sardegna, nella zona storica della Marmilla, custode di un ricco patrimonio archeologico, testimone di millenni di storia e cultura, a cominciare dai misteriosi nuraghi, le imponenti costruzioni megalitiche risalenti all’età del bronzo. Un comune di poco più di 1.100 anime che solo pochi anni fa ne contava 1.700. Tratto di un destino apparentemente segnato, come tante realtà della Sardegna interna, più lontana dal mare e dall’immagine da cartolina che l’isola dà di sé.
Sulle strade francescane per “Noi camminiamo in Sardegna”: da Barumini a Gesturi, fra vulcani e la Giara - G.Matarazzo
Da qui, da questi luoghi, da queste pietre, passa il Cammino francescano di Sardegna. Uno dei cammini di un’altra Sardegna che vuole vivere su rotte diverse dai soliti cliché. Lungo le strade della tradizione e della fede. Su strade meno battute. Quelle dei santi, dei frati.Anche se il Poverello di Assisi non ha mai messo piede in Sardegna, i suoi primi seguaci sì, lasciando testimonianze che si sono poi arricchite nel corso dei secoli. Arrivarono con Francesco vivente, come il beato Giovanni Parenti, il secondo ministro generale dell’ordine (dopo Pietro Cattani e prima del celebre frate Elia). Il primo insediamento a Cagliari vicino alle grotte di Bonaria. E poi sul Monte Rasu nel nord della Sardegna, dove c’è il più antico convento francescano, e Luogosanto, nell’eremo che secondo la leggenda custodiva le spoglie dei santi Nicola e Trano. Dei 17 centri abitati attraverso i quali si sviluppa il cammino, sei sono luoghi di pellegrinaggio direttamente legati a figure di santi e beati francescani: Laconi, dove nacque sant’Ignazio; Cagliari, ultima dimora di san Salvatore da Horta; Sassari, dove operò il beato Francesco Ziranu; Gesturi, paese natale del beato Nicola; Cuglieri, dove trascorse quasi tutta la sua esistenza il venerabile Paolo; e Pula, che diede i natali a fra’ Nazareno.
Sulle strade francescane per “Noi camminiamo in Sardegna”: nei dintorni di Genoni - G.Matarazzo
«Il cammino si sviluppa in otto tappe da Cagliari a Laconi, per circa 100 chilometri. Un percorso per raccogliersi nel silenzio e nella pace interiore, ritrovare quella connessione con la natura e dove a ogni passo si svelano la bellezza dei paesaggi, architetture, antiche e sacre pietre», spiega fra’ Fabrizio Congiu, saio, scarpe da ginnastica e un mazzetto di adesivi col Tau per segnare il cammino da lui stesso ideato diversi anni fa pensando a un percorso che unisse fede, turismo e valorizzazione del territorio. Un’idea che si è concretizzata con il sostegno – unendosi in maniera innovativa nella Fondazione del Cammino francescano in Sardegna - dei tre ordini francescani dei frati minori, dei conventuali e dei cappuccini, oltre alle amministrazioni dei comuni di Laconi (capofila), Alghero, Bosa, Cagliari, Castelsardo, Cuglieri, Fonni, Gesturi, Luogosanto, Mores, Iglesias, Oristano, Pula, Sanluri, Sassari, Sorso.
Sulle strade francescane per “Noi camminiamo in Sardegna” - Riccardo Locci e Giulia Furcas
Un progetto che ha trovato il supporto della Regione Sardegna, inserito nell’innovativo format “Noi camminiamo in Sardegna” promosso dall’assessorato al Turismo, in collaborazione con la Conferenza episcopale sarda,e realizzato con Terre di Mezzo e il patrocinio del ministero del Turismo. «Un cammino – aggiunge fra’ Fabrizio – per ritrovare quei valori indicati da Francesco, oggi più che mai indispensabili. Convinto che la spiritualità sia un potenziale per la società. Come i camminatori, i pellegrini, i turisti sono portatori di un contributo positivo e di vitalità per il territorio e le comunità».
Fra Fabrizzio COngiu sul Cammino francescano di Sardegna - G.Matarazzo
L’itinerario - camminando e danzando con le laudi dell’Infinitamente piccolo di Angelo Branduardi - parte dalla suggestiva chiesa di Sant’Antioco a Villasor, alla quale è annesso il convento dei Cappuccini, l’unico sopravvissuto dei due istituiti nel XVII secolo. Si procede attraverso Serramanna, con una pausa ristoratrice presso la chiesa di Santa Maria, per poi giungere a Samassi. Qui si visitano la chiesa romanica di san Geminiano e il centro di documentazione Terra Cruda. La seconda tappa conduce da Samassi a Sanluri con il museo etnografico del convento, prima di immergersi nel Medioevo, tra le sale del castello. Nel terzo giorno ,la strada porta in Marmilla, tra le colline attorno a sa Jara Manna, la Giara di Gesturi, dove scorrazzano splendidi esemplari di cavallini selvaggi, unici in Europa. Partendo dal convento – e attraversando Villamar – si arriva a Villanovafranca. Imperdibile qui la visita al nuraghe Su Mulinu (con l’altare dedicato alla dea Luna) e anche al museo archeologico. La quarta tappa prende il via dalla chiesa di San Lorenzo e, dopo aver attraversato Las Plassas e visitato l’ex convento dei Cappuccini, tocca Barumini. La tappa si conclude a Gesturi: un borgo dall’atmosfera di pace e quiete, che si percepisce tra le mura della casa natale del beato Nicola, oggi museo. La tappa successiva porta, dopo una sosta a Nuragus, a Genoni, fra spunti naturalistici e spirituali: il colle di Santu Antine, le chiese di Sant’Elena e San Costantino, l’ex convento dei Frati Osservanti, il Parc e il Museo del Cavallino della Giara.
Sulle strade francescane per “Noi camminiamo in Sardegna”: il murale di Fra Nicola a Gesturi - G.Matarazzo
Infine, ecco Laconi, il punto di arrivo, la meta, sui luoghi di Sant’Ignazio, dove ci sono anche testimonianze straordinarie della natura, come il Parco Aymerich, al confine tra province di Oristano e Nuoro, paradiso dei botanici e degli amanti del trekking. A Laconi anche il Menhir Museum, la maggiore esposizione di statue preistoriche, custodita nel Palazzo nobiliare degli Aymerich insieme ad altri incredibili reperti. Imponenti segni di pietra di una Sardegna ancestrale che parla fino a noi.
Sulle strade francescane per “Noi camminiamo in Sardegna”: Laconi, verso il Menhir Museum - Riccardo Locci e Giulia Furcas
Pietre vive, come quelle della via francescana, che come sottolinea la presidente della fondazione, Maria Ignazia Deidda, «sono la nostra forza, le fondamenta della nostra identità, su cui costruire un futuro possibile. Anche nel cuore più interno della Sardegna che lentamente si spopola. Per i nostri giovani, per le nostre comunità pronte ad accogliere camminatori e pellegrini, desiderosi di scoprire un’altra Sardegna. Quella più nascosta e autentica. Ricca di storie, tradizioni, sapori che non si dimenticano. Volti di gente che ama la propria terra. Sardi fino in fondo». Come Lino.