Sono risultati positivi al test del Dna i due romeni bloccati dalla Polizia per lo stupro della Caffarella a Roma. Si tratta di A.I., diciottenne, e di G.O., 27 anni, che, entrambi di Calarasi, negli ultimi mesi avevano vissuto in un padiglione della vecchia Fiera di Roma. Per loro è scattato il fermo, che potrebbe essere convalidato già domani dal gip.«Ieri sera abbiamo mostrato le immagini alle due giovani vittime. Li hanno riconosciuti». Lo ha detto il Capo della Squadra Mobile di Roma Vittorio Rizzi nel corso di una conferenza stampa sullo stupro della Caffarella, le cui indagini hanno portato al fermo di altri due romeni che sono risultati positivi al test del Dna. «Abbiamo cercato di non interessare mai le vittime in questi giorni - ha proseguito Rizzi - sia per tutelare che per evitare elementi che andassero oltre la violenza oggettiva». Rizzi ha anche spiegato diaver parlato «solo con il ragazzo moro, A. I., il 18enne, che parla perfettamente italiano. Il 18enne ha ammesso la rapina del 15 febbraio»È stato l'elemento della serialità a consentire agli agenti della Squadra Mobile di Roma di identificare gli autori della rapina e dello stupro avvenuti alla Caffarella il giorno di San Valentino. I due romeni G. O., 27enne, e A. I., 18 anni compiuti, il 14 e il 15 febbraio avevano compiuto altre due rapine nei confronti prima di 4 ragazzi e poi di una giovane coppia. È stata proprio quest'ultima rapina avvenuta il 15 febbraio in viale Monia nel Parco degli Acquedotti, a consentire agli agenti della squadra mobile di Roma di risalire agli autori dello stupro della Caffarella. Uno dei due rapinatori aveva infatti inserito una scheda telefonica in uno dei telefonini che aveva rubato durante la rapina del 15 febbraio. «Èstato questo numero telefonico - ha spiegato Vittorio Rizzi Capo della Mobile di Roma - la chiave che ci ha convinto della pista giusta».