giovedì 26 marzo 2015
​La possibilità di "frugare" nei computer dei sospettati è stata accantonata per volere di Renzi. La questione verrà affrontata nell'ambito del provvedimento sulle intercettazioni. Ecco le nuove norme
INTERVISTA Dambruoso: la privacy va rispettata
Equilibrio ed efficacia nella lotta di Giorgio Ferrari
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​Matteo Renzi ha chiesto ed ottenuto lo stralcio dal ddl antiterrorismo del passaggio che consente di "frugare" nel computer dei cittadini. Un tema delicato e importante, spiegano fonti di Governo, che verrà affrontato in maniera più complessiva nel provvedimento sulle intercettazioni già in esame in Commissione. "L'emendamento che prevedeva l'acquisizione di dati da remoto è stata stralciata dal decreto anti-terrorismo", si ritiene infatti, "che tale norma debba essere trattata nell'ambito del provvedimento sulle intercettazioni telefoniche". È quanto dichiara il viceministro dell'Interno, Filippo Bubbico. "Rimane confermata la volontà del governo su un rafforzamento delle misure di prevenzione e contrasto al terrorismo, oggi più che mai urgenti e necessarie - spiega - ma abbiamo la necessità di contemperare le esigenze di sicurezza nella lotta al terrorismo con quelle di tutela della privacy, per questo motivo è utile approfondire il confronto e la riflessione sulla intercettazioni telematiche da remoto". La questione aveva già sollevato i dubbi del garante della privacy, Antonello Soro che aveva espresso perplessità sulle norme che autorizzano la polizia a effettuare le intercettazioni preventive dei sospettati sulle reti informatiche, utilizzando programmi per acquisire "da remoto" le comunicazioni su social, come "whatsup" o altre piattaforme. L'altra misura oggetto delle perplessità di Soro è quella che che porta a 2 anni il termine di conservazione dei dati di traffico telematico e delle chiamate senza risposta (oggi rispettivamente di un anno e di un mese). Il decreto da una parte rifinanzia le missioni militari all'estero e dall'altra introduce norme per contrastare le nuove forme di terrorismo: di qui pene severe per i "foreign fighters", cioè persone che non commettono reati sul suolo italiano. E il carcere scatta anche per i reclutatori, per chi fa propaganda e per chi addestra. Con in più la previsione dell'aggravante delle pene se i reati vengono commessi attraverso mezzi informatici.
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