martedì 12 marzo 2013
​Nuova residenza riabilitativa alla Fondazione Maffi. Il reparto ha dieci posti. I ricoverati vengono seguiti per un periodo di sei mesi, prolungabile fino a dodici. Il direttore Rapezzi: siamo certi di poter mostrare la bontà del nostro lavoro.
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​Arrivano nella Rsa di Cecina con aspettative di vita limitate. Con il corpo rigido e lo sguardo perso nel vuoto, appaiono oltre che inebetite, anche incoscienti. E invece dentro quella gabbia provano sentimenti e desideri, ascoltano e si fanno domande. In alcuni casi le loro condizioni sono migliorate: oggi non sono più in stato vegetativo ma, semplicemente, sono non autosufficienti, come hanno certificato i medici della Usl 6 di Livorno, chiamati ad "aggiornarsi" sulle condizioni dei pazienti ricoverati in quella  struttura. In altri casi i miglioramenti tardano ad arrivare e forse non arriveranno mai: ma nessuno degli operatori si sogna di "gettare la spugna", privando il malato di una sola carezza, di un solo stimolo a uscire da quelle condizioni.Benvenuti nel reparto per stati vegetativi gestito dalla Fondazione Casa Cardinale Maffi: dove dal presidente Luigi Marchetti fino all’ultimo assunto, tutti hanno imparato a fare i conti con la speranza. E con la Provvidenza. Un servizio, questo, che è stato potenziato. All’interno della stessa struttura di Cecina è stata da poco aperta una nuova residenza sanitaria riabilitativa per altre dieci persone in stato vegetativo o di minima coscienza, seguite ventiquattro ore su ventiquattro da personale specializzato: il geriatra, il rianimatore, il fisiatra, gli infermieri, gli operatori socio assistenziali,  fisioterapisti, logopedisti, psicomotricisti e musicoterapisti. C’è anche una foresteria per accogliere i familiari dei pazienti."Aurora", questo il nome della residenza, vuole fungere da modello di sperimentazione regionale. Massimo Rapezzi, direttore generale dall’ottobre 2011, mostra l’entusiasmo di un ragazzino quando ne parla: «Sono pochissime le strutture del territorio nazionale che si prendono carico di pazienti in stato vegetativo persistente. In molti casi, dopo la fase acuta del coma, i pazienti tornano a casa, dove però non sempre c’è una famiglia attrezzata ad accogliere il familiare in quel nuovo stato; o al massimo, seguono un breve programma - un paio di mesi - di riabilitazione. La nostra è una esperienza nuova».  Si parte con una sperimentazione di tre anni  finanziata dalla Regione Toscana che prevede, per i primi dieci pazienti, una degenza di sei mesi, allungabile a dodici. «Siamo però certi di poter presto mostrare la bontà del nostro lavoro e di poter accogliere, in futuro, almeno trenta pazienti in stato vegetativo, ricavando nuove sale dall’attuale Rsa», sottolinea il direttore della Fondazione Maffi, pronta ad accogliere i più fragili tra i fragili. Ispirata da quello stesso ideale che spinse il suo fondatore - don Pietro Parducci  - ad aprire le porte della "Casa della carità" di San Pietro in Palazzi a bambini, orfane e vecchi. Erano gli anni Quaranta del secolo scorso. E don Pietro dedicò quella struttura - e altre che, negli anni, riuscì ad acquistare o costruire ex novo - all’arcivescovo-scienziato Pietro Maffi.I tempi sono cambiati. Oggi la Fondazione ha residenze sanitarie e centri diurni per anziani, disabili, malati psichiatrici, strutture tra Mezzana, Collesalvetti, San Pietro in Palazzi, Cecina, Rosignano Solvay, Fivizzano, Olmarello. E con i tagli ai servizi socio-assistenziali, se vuol mantenere ospiti (ne ha circa 450) e personale (la Fondazione dà da mangiare a quasi 500 persone e alle loro famiglie), deve "uscire dall’ordinario". E inventarsi servizi di frontiera.

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