martedì 12 marzo 2013
​Il controverso “metodo” basato sull'infusione di cellule staminali è spessi ricercato da famiglie e da pazienti affetti da gravi e rare patologie. Ma la scienza si oppone: così si crea un nuovo caso Di Bella.
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​I ricorsi ai tribunali sono tutti uguali: sottoporre pazienti affetti da malattie come la Niemann Pick alla terapia a base di cellule staminali approntata dalla "Stamina Foundation" (sulla quale pesano, però, i rilievi dell’Istituto superiore della Sanità e dell’Aifa). Le sentenze, però, sono diverse. Qualche volta persino nello stesso distretto giudiziario. Come è accaduto ieri a Torino. Dove il Tribunale del lavoro ha respinto la richiesta di una giovane donna che voleva sottoporsi a trasfusione di staminali. Una decisione che contraddice quella presa solo pochi giorni fa dal Tribunale del capoluogo piemontese per il fratello della donna: la cura, in quel caso, era stata autorizzata.Insomma, una differenza che, al di là del merito e dei tecnicismi, ha lasciato la famiglia (e non solo) nell’incredulità: «La patologia è la stessa – ha detto il padre dei due – e le problematiche sono le stesse. Evidentemente c’è chi ha diritto alle cure e chi no, chi è considerato in serie A e chi in B». Stando così le cose, hanno spiegato i legali della famiglia, «la donna, a differenza del fratello, potrà sottoporsi a terapie solo in cell-factories differenti».Proprio come ha disposto il giudice del lavoro di Pesaro per il piccolo F., il bimbo di Fano di 26 mesi affetto dal morbo di Krabbe – che lo sta portando a una paralisi – e che subirà cure alternative. Ieri il sindaco di Fano ha rivolto un «appello accorato» ai magistrati di Pesaro perché il piccolo abbia accesso al metodo Stamina. Metodo che, invece, proseguirà (con la seconda infusione) per Sofia, la bambina di 3 anni che combatte con una grave malattia degenerativa il cui iter terapeutico con le staminali era stato interrotto da un giudice fiorentino. La decisione del magistrato, oltre che un appello di Adriano Celentano, ha provocato l’intervento del ministro della Salute Renato Balduzzi.Il mondo scientifico resta decisamente contrario al "metodo Stamina". Riuniti a Riva del Garda per un convegno Telethon, i ricercatori hanno sottolineato che affidare alla magistratura la decisione di procedere o meno a una sperimentazione, «stravolge le regole della ricerca». «Non conosco un dossier Stamina ed ho espresso una forte preoccupazione per i passaggi fuori dalle regole», ha dichiarato il co-direttore dell’Istituto Telethon di Terapia genica, Luigi Naldini. Per Elena Cattaneo (Università di Milano), «non si tratta di pensare in un modo o nell’altro», ma di «ricerca delle prove»; in questo caso «di prove non ce ne sono, non so di che cosa stiamo parlando». E il genetista Bruno Dallapiccola ha messo in guardia da un nuovo "caso Di Bella".
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