«Quanto costerebbe al Servizio sanitario
nazionale, e dunque ai contribuenti, la "non cura" del metodo
Stamina se davvero venisse ammessa e se la scelta fosse lasciata
a discrezione delle Regioni? Un esempio può essere costituito
dalla Sicilia, dove ci sarebbero 250 pazienti in attesa. Grazie
alla risoluzione proposta dalla Regione tutti i pazienti
sarebbero trattati nelle strutture pubbliche individuate. Ma le
colture di cellule (staminali o meno che siano) sono prodotti
medicinali e devono essere coltivate nelle cosiddette
cell-factory, che applicano le norme Gmp (
Good manufacturing
practices): il costo è di circa 30 mila euro a coltura, quindi
almeno 7,5 milioni di euro per i 250 pazienti siciliani». Lo si
legge in un'anticipazione del "domenicale" del Sole24Ore, in
edicola domani che, spiega una nota del quotidiano, tornerà
sulla vicenda Stamina con un pezzo di Michele De Luca, uno dei
maggiori scienziati che operano nell'ambito delle cellule
staminali.
Oltre tutto, spiega il comunicato, «questa cifra sarebbe
destinata a crescere, perchè non è dato sapere quante infusioni
saranno eseguite per ogni singolo paziente. Si parla di un minimo
di cinque, quindi il costo calcolato potrebbe tranquillamente
quintuplicare: 37,5 milioni di euro, solo per i pazienti
siciliani in attesa. Tenendo una media, per difetto, di 250
pazienti per Regione si raggiungerebbe un totale nazionale minimo
di 150 milioni di euro. A cui vanno naturalmente sommati i 3
milioni già stanziati per la sperimentazione e i costi vivi
legati alle operazioni cliniche per la somministrazione della "non terapia", ovvero trasferimenti dei pazienti, carotaggi,
ricoveri, infusioni, personale medico e infermieristico, esami
diagnostici».
Se poi, continua l'anticipazione del Sole, «pensiamo che Stamina ha dichiarato di aver già avuto 25 mila
richieste di trattamento e le moltiplichiamo per i 30 mila euro a
coltura in Gmp, otteniamo una cifra impressionante: 750 milioni
di euro. Per un solo trattamento a malato. Ma il metodo Stamina
propone un minimo di cinque inutili infusioni per malato, ed ecco
che arriviamo a circa quattro miliardi di euro. Un conto per
difetto, a cui presumibilmente bisognerebbe aggiungere anche la
costruzione di
cell-factory dedicate (che richiedono un
investimento iniziale, solo per l'allestimento e
l'equipaggiamento, di svariati milioni di euro), e i costi per il
loro mantenimento, oltre alla assunzione e formazione di
personale qualificato. Costi considerevoli, di cui dovrebbero
farsi carico le Regioni, per un metodo che non è una cura,
mentre i costi del metodo sono reali".