martedì 17 ottobre 2017
Caritas di Trivento: Appennino centrale, natalità bassa e tassi di invecchiamento in salita
Spopolati e senza più servizi. I 40 Comuni dimenticati
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Malgrado le promesse delle Regioni Abruzzo e Molise e gli incentivi del governo, i numeri confermano una diminuzione della popolazione dell’Appennino centrale. Lo attesta il secondo rapporto sulla povertà realizzato dalla Caritas di Trivento a distanza di 25 anni dalla prima edizione. Questa diocesi rappresenta un laboratorio interessante, perché si estende sui territori di tre province (Chieti, Campobasso e Isernia) e strappa il velo sulla povertà reale di quelle montagne. Oltre 300 persone su una popolazione di 37.000 si rivolgono alle strutture della Caritas per sopravvivere, mentre secondo i sindaci ci sono almeno 2.903 persone in difficoltà (871 secondo i parroci). Il fatto che in una società rurale dove resistono ancora le reti di prossimità quasi una persona su mille chieda aiuto alla Caritas e l’8% non se la passi meglio, ci offre la misura della gravità del fenomeno evidenziato da questo rapporto, oggi esattamente come nel 1992.

«Queste persone sono la più evidente e drammatica smentita della tesi di chi sostiene, non sappiamo se in buona o cattiva fede, che la crisi che ha devastato la nostra realtà, come quella più ampia della nostra regione e dell’intero paese, sia ormai alle nostre spalle » commenta don Alberto Conti, direttore della Caritas diocesana. L’analisi investe un territorio di oltre mille chilometri quadrati di montagna, dove incontriamo, percorrendo strade franose e pesantemente ammalorate, 40 Comuni (19 in provincia di Isernia, 12 in provincia di Campobasso e 9 in provincia di Chieti).

Il 67,5% si trova sopra i 700 metri: gli inverni sono lunghi e rigidi e la prima spesa che tagli se sei povero è proprio il riscaldamento. «Tutti i Comuni sono caratterizzati da spopolamento, invecchiamento demografico, scuole con pochi allievi, smantellamento dei servizi sociosanitari, trasporti in diminuzione, assenza di attività industriali e terziarie, migrazione dei giovani e un tasso di disoccupazione elevato. È il risultato di una politica che ha abbandonato negli anni il territorio delle zone interne» affermano con schiettezza gli estensori del rapporto, chiedendo alla politica di fare qualcosa per quei pochi che rimangono.

Che peraltro sono sempre meno: la popolazione è scesa da 80.820 persone nel 1961 a 37.060 del 2016. Numeri che inchiodano le Regioni Abruzzo e Molise alle loro responsabilità: i Comuni dell’Appennino stanno scomparendo; in questa zona, quelli con più di 1.000 abitanti sono passati da 37 a 8 e sono sempre più popolati da ultrasessantacinquenni. A Schiavi di Abruzzo gli anziani sono il 72%, a Castel del Giudice il 58%, a San Giovanni Lipioni il 55%... In un contesto come quello di Trivento, contraddistinto da una forte insufficienza dei servizi (ed infatti la Caritas torna ad esprimere la sua contrarietà all’unificazione dei plessi scolastici) dalla mancanza di lavoro e dall’incertezza, i giovani trovano serie difficoltà a 'metter su famiglia'.

Lo scorso anno l’Italia è risultato il Paese con il tasso di natalità più basso tra quelli dell’Unione Europea con 8 nati per 1000 abitanti e a Trivento siamo sotto di due punti (6,0); inoltre, anche considerando l’incremento delle convivenze, ci si sposa meno che altrove, con 2,8 matrimoni ogni 1000 abitanti (24.è la media italiana). Il declino sociale è soprattutto una conseguenza della povertà diffusa che è una conseguenza della disoccupazione, ma anche dell’invecchiamento, dell’isolamento e delle dipendenze, soprattutto dall’alcol.

Dobbiamo parlare, insomma, di una povertà multidimensionale, che si sviluppa anche in termini di disagio psicologico e relazionale, attraverso una povertà di rapporti, di relazioni sociali ed umane, di emarginazione, di minore consapevolezza di se stessi e di minore capacità di autodeterminazione. Prova ne sia che anche il rapporto con gli stranieri diventa un fattore di insicurezza.

Persino all’interno del mondo cattolico: secondo la ricerca, il 50% dei Comuni ospita extracomunitari e nel 7,5% sono presenti dei richiedenti asilo e «in risposta alla lettera del Vicario Generale della Diocesi, nella quale si chiedeva la disponibilità ad accogliere in parrocchia una famiglia straniera – rivela il rapporto – solo 4 parrocchie sono state favorevoli. Alla domanda sul rapporto tra cittadini e stranieri presenti sul territorio si è rilevato che non ci sono fenomeni di discriminazione, anche se emerge la richiesta di limitare il fenomeno immigrazione».

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