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Secondo quanto anticipato da "Il Domani", la Procura di Trapani avrebbe trascritto delle intercettazioni tra la giornalista Nancy Porsia, più volte minacciata di morte dai trafficanti libici, e la sua legale Alessandra Ballerini. Si tratterebbe di un’intercettazione illegale, perché relativa a un colloquio tra un avvocato e una sua cliente. Lo stesso è accaduto con altri cronisti, da Sergio Scandura di Radio Radicale a Francesca Mannocchi, fino all’inviato di "Avvenire", Nello Scavo.
«Le autorità di garanzia chiedano chiarimenti e li rendano pubblici». Così la Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi) è intervenuta commentando l’inchiesta del quotidiano Domani che ha rivelato come numerosi giornalisti che si stavano occupando di questioni legate alla Libia, alle violazioni della guardia costiera libica e alle attività delle Ong sarebbero stati intercettati dalla procura di Trapani dal 2016, nell’ambito di un’indagine sui reati di favoreggiamento all’immigrazione clandestina. Tra le conversazioni intercettate anche quelle con alcune fonti del nostro quotidiano.
Particolarmente gravi appaiono le telefonate captate tra la giornalista freelance Nancy Porsia e il suo avvocato, Alessandra Ballerini. Conversazioni che nulla hanno a che fare con l’inchiesta di Trapani, ma che vengono comunque trascritte, comprese le attività di Ballerini in Egitto con la famiglia di Giulio Regeni, di cui è legale. Vengono menzionati gli spostamenti di Ballerini e anche segnalato che, in Egitto, si sarebbero mossi «senza scorta».
«Inquietante e molto grave», sono queste le parole che Raffaele Lo Russo, segretario generale della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), impiega per definire le intercettazioni ai danni di giornalisti che si occupano di Libia. «Non vorrei che questa operazione fosse nata per individuare le fonti di questi colleghi», ipotizza Lo Russo: «E’ gravissimo che giornalisti vengano intercettati mentre fanno il loro lavoro».
Scrive il Domani: «L’inviato di Avvenire Nello Scavo, ad esempio, viene intercettato mentre parla con una sua fonte sulle modalità per ricevere un video che dimostra le violenze subite dai migranti in Libia». Come riporta Andrea Palladino nello scoop per il quotidiano diretto da Stefano Feltri, «sono centinaia le pagine di intercettazioni, trascritte e depositate» e che riguardano i giornalisti. «Nomi di fonti, contatti, rapporti personali, dati che il codice di procedura penale tutela come segreto professionale», si legge ancora.
Nelle carte sono riportati anche i contenuti delle conversazioni della giornalista Francesca Mannocchi con esponenti delle Ong, dove si fa riferimento ai viaggi in Libia. Così come per Sergio Scandura, inviato di Radio Radicale, «mentre chiedeva informazioni ad alcuni esponenti di organizzazioni umanitarie, impegnate in quei mesi nei salvataggi dei migranti». La “pesca a strascico” delle intercettazioni è mirata: ci sono le telefonate di Antonio Massari, cronista giudiziario del Fatto Quotidiano, e quelle di Fausto Biloslavo, firma de Il Giornale, oltre alla giornalista di Report di Raitre, Claudia Di Pasquale.
Quanto ad Avvenire alcune delle conversazioni intercettate per ordine della procura di Trapani, riguardavano don Mose Zerai, che all’epoca dei fatti era indagato perché sospettato di essere il contatto tra Ong e trafficanti. Dal 2017 l’inchiesta è stata ereditata da tre diversi procuratori. Ora i pm hanno chiesto l’archiviazione per don Zerai, sul cui conto non sono stati trovati indizi di reato. Nonostante questo le intercettazioni sono rimaste agli atti. In particolare, sono relative ad alcune testimonianze delle vittime di abusi e torture nei campi di prigionia libici, corredati da foto e video. In un’altra conversazione il giornalista di Avvenire affronta con il sacerdote eritreo alcuni sviluppi investigativi su cui poi la Procura presso la Corte penale dell’Aja è intervenuta confermando e denunciando le violazioni dei diritti umani, come segnalato dalla nota di polizia che accompagna le trascrizioni.
La Federazione europea dei giornalisti (Efj) ha annunciato che immagini chiederà alla Procura di Trapani una spiegazione di questa massiccia violazione della riservatezza delle fonti dei giornalisti. Il caso – si legge in una nota dell’organizzazione – «è stato segnalato alla Piattaforma del Consiglio d’Europa per la protezione del giornalismo». Numerose le reazioni politiche. Erasmo Palazzotto (Leu) presidente della commissione d’inchiesta sul caso di Giulio Regeni ha depositato una interrogazione parlamentare rivolta al Guardasigilli Marta Cartabia.