Campagna contro la condanna di Nasrin Sotoudeh in Iran
Cresce anche in Italia l'indignazione per la condanna a 33 anni di carcere e 148 frustate dell'avvocata Nasrin Sotoudeh. La sua colpa? Aver difeso in tribunale le donne che avevano tolto il loro hijab (il velo) per protestare contro l'obbligo di indossarlo.
In prima fila i suoi colleghi. «In tutti i tribunali italiani e nelle nostre sedi inviteremo gli avvocati del nostro Paese, certi di una loro forte risposta, a firmare l'appello rivolto alle istituzioni italiane ed europee affinché compiano ogni passo politico e diplomatico verso il governo iraniano volto ad ottenere al più presto la liberazione della nostra collega Nasrin Sotoudeh». Lo dichiarano il segretario generale dell'Associazione nazionale forense Luigi Pansini e Giulia Schiavoni di Non c'è Pace Senza Giustizia, in merito alla drammatica vicenda di Nasrin Sotoudeh, l'avvocata iraniana che ha difeso donne che avevano tolto il loro hijab (velo) per protestare contro l'obbligo di indossarlo e che, per questo, è stata condannata a 33 anni - aggiungono - a tutti i colleghi di appuntare alla toga, segno distintivo della nostra professione che ovunque nel mondo è simbolo di tutela dei diritti dei cittadini, un filo rosso, finchè Nasrin Sotoudeh e il suo collega Amir Salar Davoodi non vedano revocata la misura detentiva inflittagli dal regime di Teheran».