domenica 30 giugno 2024
La scorsa tornata elettorale ha portato nei Comuni o confermato 185 prime cittadine: sono solo l’11% del totale ma non sono più una rarità. E ora, quali politiche al femminile metteranno in campo?
La nuova normalità delle sindache italiane: la politica cambia voce
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Questa volta sì, le abbiamo sentite arrivare. Nessuna sorpresa, nessuno strappo: è forse questa la vera novità della nuova “carica delle sindache”. Tra primo turno e ballottaggio, al voto amministrativo di giugno ne sono state elette o riconfermate 185. In totale le prime cittadine in Italia sono all’incirca 1.200 su 10.620, quindi una percentuale dell’11 per cento. Ancora poche ma pur sempre meglio che nel 1986, quando di amministrazioni al femminile se ne contavano 145. O nel 1946, quando alle prime elezioni del dopoguerra dalle urne uscirono 12 sindache.

L’impressione, insomma, è che la strada per un equilibrio di genere in politica sia ancora lunghissima, ma che avere due donne ai vertici del governo e del principale partito di opposizione abbia dato un nuovo slancio. Forse, allora, è venuto il tempo di non sorprendersi più se è una donna a indossare la fascia tricolore. Invece, può essere il momento di interrogarsi sulla possibilità, oggi, di una politica declinata al femminile nelle città: con quali caratteristiche e quali differenze? Lo abbiamo chiesto alle dirette interessate, in particolare alle “prima sindache”, quelle cioè che hanno rotto il soffitto di cristallo nelle rispettive città.

«Se non rotto almeno fortemente incrinato – sorride Vittoria Ferdinandi, neoeletta a Perugia con un campo larghissimo di centro sinistra -. Le donne sono state per secoli portatrici di una storia di marginalità e di esclusione. Per questo in politica sono più propense all’ascolto e a costruire ponti anziché muri». La politica muscolare, insomma, quella che non «negozia sull’identità e non si sposta dalle proprie posizioni», secondo Ferdinandi, psicologa 37enne, è superata da un approccio dai confini porosi, che cioè sappia mantenere un’identità salda sui valori ma allo stesso tempo farsi contaminare. E le donne hanno una cultura della negoziazione».

Vittoria Ferdinandi, sindaca di Perugia

Vittoria Ferdinandi, sindaca di Perugia - Fotogramma

Per andare sul concreto: cosa farà di caratterizzante a Perugia? «Voglio restituire spazi e strumenti che rimettano le cittadine e i cittadini al centro del governo della città. L’ascolto è il metodo della mia leadership, che è femminile e femminista. Abbiamo inserito nel programma il bilancio di genere, perché è importante fotografare i numeri reali del divario esistente in termini di diritti e opportunità tra donne e uomini». La sindaca intende rafforzare i centri antiviolenza e aprire la Casa internazionale delle donne, e rafforzare le politiche a sostegno della genitorialità».

Anche per Marialuisa Forte, 61 anni, già dirigente scolastica e ora prima sindaca di Campobasso per il centrosinistra, «le donne portano uno sguardo e una sensibilità politica diversa. Per una sindaca, si concretizza nel prendersi cura della città e delle persone che vi abitano. Sono cresciuta negli anni del femminismo e ho interiorizzato questo sguardo: penso a una città inclusiva e accogliente. Due concetti che, senza togliere nulla agli uomini, appartengono più alle donne. Siamo infatti più naturalmente portate al dialogo e al confronto con i nostri avversari, abbiamo un senso della mediazione più spiccato».

Maria Luisa Forte, sindaca di Campobasso

Maria Luisa Forte, sindaca di Campobasso - Ansa

Tra i programmi, «l’accompagnamento della persona, l’ascolto del disagio e dei bisogni dei più fragili». Dunque non solo Campobasso città sostenibile e vivibile, ma «la città della solidarietà che non lascia indietro nessuno».

A Forte fa eco Sara Funaro, prima donna a Palazzo Vecchio. «Una leader porta sicuramente uno sguardo diverso alla città, uno sguardo materno e di cura in cui ci deve essere un’attenzione sia ai temi delle infrastrutture e delle grandi opere, sia ai bisogni dei cittadini e alle fragilità».

Sara Funaro, sindaca di Firenze

Sara Funaro, sindaca di Firenze - Fotogramma

In particolare Funaro, psicoterapeuta 48enne, eletta per il centrosinistra, sente anche «la responsabilità del ruolo: alle donne più giovani dico di lottare per raggiungere i loro sogni». Per Firenze ha le idee chiare: sicurezza, problema abitativo, infrastrutture, commercio e servizi. «Vorrei davvero creare le condizioni perché ognuno abbia la possibilità di costruirsi una famiglia, senza dover scegliere tra lavoro e figli».

Non è esattamente una nuova conoscenza Letizia Budri, 39 anni, prima sindaca di Mirandola, 25mila abitanti in provincia di Modena, eletta con il centrodestra, già vicesindaca e assessora e funzionaria sindacale.

Letizia Budri, sindaca di Mirandola

Letizia Budri, sindaca di Mirandola - -

«Cerco di privilegiare un approccio pragmatico e non ideologico. Forse l’occhio femminile è più operativo nella gestione delle cose, più consapevole nelle conseguenze delle decisioni». La prima sfida da affrontare, ora, è la crisi del distretto biomedicale, dove la presenza di lavoratrici è altissima.

«Le politiche di difesa del lavoro sul territorio in questo caso sono anche politiche di genere». Anche a Rovigo è la prima volta di una sindaca: è Valeria Cittadin, 59 anni, insegnante e dirigente scolastica, già segretaria generale della Cisl provinciale, eletta con una coalizione di centrodestra con Azione.

Valeria Cittadin, sindaca di Rovigo

Valeria Cittadin, sindaca di Rovigo - -

«Non credo che la differenza di genere influisca sulla capacità decisionale o di amministrare al meglio. Secondo me, la vera differenza consiste nell’avere buona volontà, risolutezza, disponibilità, capacità di ascolto e di condivisione». Anche sulla scelta dei temi e delle priorità, Cittadin non ne fa una questione di genere: «Mi sento a favore di qualsiasi tipo di inclusione e valorizzazione della persona, ma non mi sento femminista. Invito le donne a essere più consapevoli, a crederci per prime, ad essere liberatrici di loro stesse. Gli uomini non la faranno mai, come dimostra la storia. Ma le donne lo stanno capendo. Siamo sulla strada giusta».

Da Nord a Sud: un debutto femminile con il botto a San Severo, città di poco meno di 50 mila abitanti nel Tavoliere foggiano, che ha puntato tutto su due donne. Lydia Colangelo, 40 anni, sostenuta da una coalizione con Lega, Fdi, Azione e liste civiche, e Anna Paola Giuliani, la sua vice. «Un onore straordinario che accolgo con un profondo senso di responsabilità.

Lydia Colangelo, sindaca di San Severo

Lydia Colangelo, sindaca di San Severo - -

Questo storico risultato è il frutto del coraggio e della determinazione degli elettori nel volere un cambiamento positivo per la nostra città. Io e tutta la squadra ci impegniamo a lavorare instancabilmente fin da subito per realizzare progetti che migliorino la qualità della vita di tutti i cittadini di San Severo». Ed ecco il progetto: «Ogni decisione sarà presa con il cuore e con la mente, mettendo al centro il bene comune e le esigenze della nostra comunità».

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