Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha promulgato la legge recante "Disposizioni in materia di pubblica sicurezza" ritenendo di non poter sospendere in modo particolare la entrata in vigore di norme, ampiamente condivise in sede parlamentare, volte ad assicurare un più efficace contrasto - anche sul piano patrimoniale e delle infiltrazioni nel sistema economico - delle diverse forme di criminalità organizzata.Suscita però perplessità e preoccupazioni, sottolinea il Quirinale, l'insieme del provvedimento che, ampliatosi in modo rilevante nel corso dell'iter parlamentare, risulta ad un attento esame contenere numerose norme tra loro eterogenee, non poche delle quali prive dei necessari requisiti di organicità e sistematicità; in particolare si rileva la presenza nel testo di specifiche disposizioni di dubbia coerenza con i principi generali dell'ordinamento e del sistema penale vigente.Su tali criticità il Presidente Napolitano ha ritenuto pertanto di richiamare l'attenzione del Presidente delConsiglio e dei Ministri dell'Interno e della Giustizia per le iniziative che riterranno di assumere, anche alla luce dei problemi che può comportare l'applicazione del provvedimento in alcune sue parti. La lettera, ampiamente argomentata, è stata inviata, per conoscenza, anche ai Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati.
Una lettera di cinque pagine. Giorgio Napolitano ricorre a questo strumento per indicare le "rilevanti criticità" della legge sull'immigrazione, che pure promulga per non sospendere norme che rafforzano il contrasto alla criminalità organizzata. Il capo dello Stato scrive al governo e, per conoscenza, ai presidenti delle Camere. E punta l'indice in particolare contro il reato di clandestinità e il via libera alle ronde previsti dalla legge.