venerdì 27 marzo 2009
L’esecutivo ha messo a punto le modifiche al Testo unico, con alcune novità rilevanti rispetto al piano varato dal centrosinistra. Aumentano le multe del 50% rispetto a prima, mentre le semplici inadempienze di tipo burocratico riceveranno ammende più basse. Sacconi: così si rafforza la tutela dei lavoratori.
COMMENTA E CONDIVIDI
Il governo ha definito le nuove regole per la sicurezza sui posti di lavoro. Per Maurizio Sacconi, ministro del Welfare, viene così «irrobustita la protezione, perché semplificazione e certezza interpretativa concorrono alla sicurezza». La pensa in tutt’altro modo Guglielmo Epifani: per il leader della Cgil, quello commesso ieri dal Consiglio dei ministri è un «errore grave che la Cgil non comprende e che anche il Paese fa fatica a comprendere».Interpretazioni fortemente divergenti, dunque, sul decreto legislativo che integra e modifica il Testo unico sulla sicurezza varato a suo tempo dal governo Prodi e sul quale le associazioni degli imprenditori si erano dette fortemente contrarie. Stavolta, invece, Confindustria parla di «primo rilevante passo avanti, ancorché insufficiente». Interpretazioni che preannunciano una probabile ripresa degli attriti, con la Cgil che già promette «iniziative diffuse» di protesta in tutta Italia. Il punto centrale è quello delle sanzioni: per Sacconi sono state «razionalizzate» e ora «qualche volta la sanzione è di più, qualche volta di meno»; per Epifani, viceversa, sono state «attenuate». Sacconi ha precisato comunque che questo testo resta «aperto»: oltre al visto della Conferenza Stato-Regioni e delle commissioni parlamentari, sarà sottoposto di nuovo a sindacati e imprese. Ma dovrà essere un confronto franco, mentre le critiche subito arrivate da Epifani sarebbero «la prova provata che dalla Cgil c’è solo pregiudizio, non è più quella di Di Vittorio pronta a confrontarsi anche con governi non amici».Nel nuovo decreto (che, comunque, per il ministro è «in continuità» con la delega prodiana) l’arresto rimane solo per il datore di lavoro che omette la valutazione del pericolo nelle aziende considerate a rischio rilevante. Per tutti gli altri casi di violazione («pochissimi», tuttavia, secondo Sacconi), laddove finora era prevista l’alternativa fra arresto e ammenda si passa alla sola sanzione amministrativa. Il campo penale, ha precisato Sacconi, «ha senso ogni volta che la violazione è sostanziale, non si può appplicare per un’errata trasmissione dei dati». Per quanto riguarda l’importo delle sanzioni, poi, il governo è partito dai valori fissati dalla "legge 626" del ’94, ha calcolato l’inflazione accumulata nel periodo (che è del 36%) e, ha spiegato il ministro, «è andato oltre» stabilendo un aumento del 50%. In questo modo, la sanzione massima per un imprenditore arriva a 8mila euro. È stato inoltre introdotto un meccanismo «di scala mobile» che dovrebbe in futuro far adeguare le sanzioni «automaticamente». Diminuiscono invece le multe per semplici inadempienze burocratiche. Mentre, come elemento positivo, Sacconi ha citato la fissazione di una specifica tutela per le forme di lavoro atipico e temporaneo. Le modifiche sono piaciute alle organizzazioni datoriali, da Confcommercio a Confartigianato, dalla Lega delle coop "rosse" alla Confcooperative e alla Cna. Soddisfatto è pure Marco Fabio Sartori, presidente dell’Inail, per il quale il testo potenzia le prestazioni dell’istituto che ora potranno includere anche l’assistenza riabilitativa non ospedaliera. A dire il vero, la posizione della Cgil sembra isolata anche in ambito sindacale. Per la Cisl il segretario confederale Renzo Bellini si è limitato a sottolineare che servono anche «forme premiali per le aziende più virtuose» e «la certezza» della rappresentanza sindacale (e, quindi, degli addetti alla sicurezza) «in ogni luogo di lavoro». E per Paolo Carcassi (Uil) «i pilastri della legge non sono stati compromessi». Davanti a Palazzo Chigi, invece, per tutta la mattina c’è stato un presidio di un centinaio d’iscritti alla Fiom. Durissimo è stato il segretario Gianni Rinaldini: «È inaccettabile. Per noi il vecchio Testo unico andava bene». La Cgil ha quindi diffuso un comunicato per dire che i correttivi apportati mettono «a rischio il diritto alla salute nel lavoro» e sono «una controriforma».Il sindacato di corso d’Italia traccia quindi un elenco delle novità sulle quali non è d’accordo: a esempio, sostiene, «si interviene su due articoli dello Statuto dei lavoratori superando il divieto di visita pre-assunzione da parte del medico competente (di fiducia del datore di lavoro) e limitando fortemente le Rsu». Viene criticato anche lo «spostamento verso la bilateralità dell’asse della rappresentanza, in particolare nelle micro e piccole imprese». Sul piano politico è negativa soprattutto la reazione dell’Italia dei valori: secondo Antonio Di Pietro e Paolo Brutti dal governo viene «una vera e propria licenza di uccidere, che dobbiamo respingere con tutte le forze». «Fortemente preoccupati» si dicono pure gli ex ministri Letta, Damiano e Treu per il Pd.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: