Le critiche al pacchetto sicurezza? «Sono tante, ma ingiuste». E la sinistra, con il suo atteggiamento, «boicotta la lotta alla mafia ». Il ministro dell’Interno Roberto Maroni, il giorno dopo l’approvazione delle misure contro l’immigrazione clandestina e la mafia, spande contentezza e ottimismo da tutti i pori. «Questo pacchetto – spiega – completa il disegno del governo e sono assolutamente soddisfatto, penso che nessun governo abbia fatto tanto in così poco tempo sia nel contrasto alla mafia, che alla criminalità, che alla immigrazione clandestina. Sono fiero e orgoglioso di questo lavoro, ringrazio il governo e la maggioranza». E, rivolto al centrosinistra, aggiunge: «Mi spiace solo che per motivi essenzialmente politici, di pregiudizio ideologico, l’opposizione abbia deciso di contrastare norme che sono molto dure contro la mafia, l’immigrazione clandestina e ogni forma di criminalità». In un’intervista a Libero il titolare del Viminale esplicita questo ultimo concetto in modo più tagliente: «Noi – dice – facciamo fatti, di là le falsità ». E si chiede «perché la sinistra non abbia voluto riconoscere l’importanza almeno di quella parte riservata alla lotta contro la criminalità organizzata ». E ancora: «Se io fossi in malafede, potrei dire che siccome hanno votato contro queste norme antimafia, allora è come se stessero dalla parte dei mafiosi. Ma siccome sono una persona seria non lo dico. Detto questo mi devono rispondere sul perché hanno bocciato le norme di Falcone e perché boicottano la lotta alla mafia». Le repliche, indignate, non tardano ad arrivare. Gianclaudio Bressa, vicecapogruppo alla Camera, annulla per protesta la partecipazione a un dibattito con Maroni a Bolzano, e spiega: «Un ministro che parla in questo modo non merita rispetto. Ponendo la fiducia ci è stato impedito di votare a favore delle parti che condividevamo e contro quelle che consideriamo xenofobe, pericolose e inutili come quelle sugli immigrati e sul reato di clandestinità». E Donatella Ferranti, capogruppo del Pd in commissione Giustizia di Montecitorio, rintuzza: «Maroni ha ben poco da pavoneggiarsi sull’impegno antimafia: le ronde, oltre a essere un obbrobrio giuridico, rischiano di essere un inqualificabile regalo a mafia, camorra e ’ndrangheta che vedono legalizzati i propri metodi di riscossione del pizzo. Per non parlare – aggiunge – delle norme contenute nel ddl intercettazioni che, come ribadito anche dal procuratore Antimafia, Pietro Grasso, devono essere radicalmente riviste perché depotenziano immotivatamente un fondamentale strumento per la lotta alla criminalità organizzata». Il responsabile sicurezza del Pd Marco Minniti affonda: «Sull’impegno antimafia nessuno si può permettere di darci lezioni e tanto meno questo governo e questa maggioranza che vede nei suoi ranghi più di un indagato per reati connessi alla criminalità organizzata». E aggiunge: «Maroni sa benissimo che le norme antimafia contenute nel provvedimento sulla sicurezza sono copiate dalle misure proposte dal precedente governo di centro sinistra e che, solo a causa dalla paura del governo della sua stessa maggioranza che ha messo la questione di fiducia, non abbiamo potuto votare in modo distinto dalle altre che giudichiamo dannose e pericolose, come l’introduzione del reato di clandestinità e delle ronde».