Scene di disperazione e di smarrimento, dipendenti che stracciano le tessere elettorali e degenti impauriti che non riescono a capire cosa stia succedendo. È stata una giornata terribile per i lavoratori e gli ospiti della 'Papa Giovanni XXIII', la struttura sanitaria di Serra d’Aiello (nell’entroterra Cosentino) sgomberata ieri con dispiegamento spropositato di forze su ordine della Procura di Paola intervenuta dopo due anni d’indagini. Mentre l’Arcidiocesi di Cosenza si affida a un silenzio operoso e continua a lavorare lontano dai riflettori per cercare di risolvere il problema. I quasi trecento malati di tutte le età, spesso con problemi psicologici, ospiti dell’istituto dedicato al 'Papa buono' e gestito da una fondazione promossa dalla Curia, avevano lo sguardo spento e distante mentre venivano portati via per essere trasferiti nelle venti strutture sanitarie convenzionate con la Regione (dovrebbero ricevere 100 euro al giorno per ciascun paziente) e individuate per la loro accoglienza. Nei loro occhi si leggeva smarrimento. E forse pure la consapevolezza di pagare il prezzo più alto in questo concitato momento politico, amministrativo e giudiziario. Nell’operazione di sgombero sono stati impegnati centinaia di carabinieri e poliziotti. Inizialmente ci sono stati anche momenti di tensione provocati dalla resistenza di un gruppo di lavoratori. La situazione è poi tornata alla normalità e l’ordinanza emessa dalla Procura di Paola è stata eseguita. Il provvedimento di sgombero è stato adottato, secondo quanto reso noto dai magistrati, a causa dell’impossibilità di mantenere la gestione della struttura per la mancata fornitura di generi alimentari e attrezzature sanitarie dovuta ai troppi debiti. Con lo sgombero «abbiamo ripristinato la legalità su una parte del territorio nazionale», ha dichiarato il procuratore Bruno Giordano, che ha firmato il provvedimento insieme al pm Eugenio Facciolla. Giordano ha precisato che lo sgombero «ha lo scopo di tutelare i degenti, che saranno trasferiti in strutture sanitarie pubbliche e convenzionate, ma mira anche a garantire l’occupazione dei dipendenti dell’istituto attraverso adeguate forme di mobilità». Secondo Giordano, «la situazione gestionale dell’istituto era arrivata al limite. Ormai per i circa 300 degenti non c’erano più viveri e generi di prima necessità perché nessuno garantiva più le forniture alla struttura. C’è stato un momento - ha concluso il procuratore - in cui la responsabile sanitaria nominata dalla Procura ha dovuto pagare di tasca propria le ultime fatture per la fornitura di medicinali». Così come in passato è stata l’Arcidiocesi, più volte, a garantire il denaro necessario per le esigenze primarie della struttura. Negli ultimi giorni, ad esempio, il vescovo Salvatore Nunnari ha messo a disposizione cinque- mila euro per pagare la fornitura del gas necessario a mandare avanti la struttura. La Federazione italiana per il superamento dell’handicap (Fish), ha duramente criticato lo sgombero, definendolo un golpe: «La situazione dell’Istituto si sta chiudendo nel peggiore dei modi. Avevamo richiesto anni addietro, più volte, la chiusura della struttura per le condizioni di degrado in cui si trovava. Nonostante ciò, negli ultimi due anni, dopo l’avvio delle indagini e il sequestro del-l’istituto, molte cose sono cambiate e la qualità della vita delle persone ricoverate è migliorata. È una chiara violazione dei diritti umani, è inconcepibile che nel 2009 persone con disabilità vengano umiliate in questo modo». La vicenda 'Papa Giovanni', esplosa nel luglio del 2007 col sequestro dell’istituto e l’arresto di don Alfredo Luberto, sacerdote e presidente della fondazione responsabile della struttura, e di altre persone accusate d’avere sottratto somme dalle casse dell’istituto e d’avere lasciato i pazienti in condizioni disumane, è tornata in prima pagina nei giorni scorsi con la richiesta della Procura di Paola del rinvio a giudizio dei 27 indagati per truffa e abbandono di incapace. Ma i magistrati stanno approfondendo pure la morte di alcuni pazienti e la misteriosa scomparsa di altri, forse legata addirittura a un traffico d’organi. I pm hanno invece chiesto l’archiviazione dell’ex arcivescovo di Cosenza, Giuseppe Agostino, inizialmente coinvolto nell’inchiesta. Un momento dello sgombero della struttura.Vi sono stati attimi di forte tensione tra lavoratori, degenti e forze dell’ordine (Ansa)