A Milano, quotidianamente, 6-7 famiglie subiscono uno sfratto da una casa privata. Nove volte su dieci per morosità. Per la maggior parte di loro, non resta altro che la strada: scarseggiano i posti nelle comunità, in ogni caso destinate solo a mamme e figli minori. Ma anche i fondi per la permanenza negli alberghi sono ridotti all'osso (15mila euro per coprire i sei mesi da giugno a dicembre) e gli alloggi popolari non sono disponibili. O meglio: 600 appartamenti Aler, in tutto il territorio della Provincia, sarebbero anche vuoti. Ma hanno bisogno di piccoli lavori di ristrutturazione che l'Azienda lombarda di edilizia residenziale dice di non poter pagare. Così, soprattutto per le famiglie al di sopra delle quattro persone per cui il numero di alloggi è molto limitato, si profilano dagli otto ai dieci mesi da trascorrere in macchina, ospiti di amici, in comunità e i più sfortunati in strada. Ecco l'emergenza sfratti a Milano e provincia, un fenomeno che ormai non ha più nulla di imprevedibile: Unione inquilini, Sicet, Sunia e Uniat lo denunciano dal 2009. Lo scorso anno gli sfratti esecutivi sono stati 49mila, quest'anno 50mila. I numeri sono stabili: "Quello che è cambiato è la tutela dei diritti di chi viene sfrattato – spiega Bruno Cattoli, segretario milanese dell'Unione inquilini -. Nel 2007-2008 avevamo una commissione prefettizia che tutelava le esecuzioni degli sfratti, ma ora è saltata per una sentenza del Tar". Questo significa che l'intervento della forza pubblica non scatta solo nel momento in cui è possibile per l'inquilino moroso abitare altrove. Una volta agli sfrattati era concessa automaticamente una casa popolare. Il meccanismo però si è inceppato dal momento in cui i numeri a cui fare fronte sono diventati troppo alti rispetti al patrimonio di edilizia residenziale pubblica. Oggi 83 famiglie, tutte con più di tre membri, vivono il paradosso di avere diritto ad un alloggio, almeno stando alle graduatorie, ma poi sono costrette a vivere in strada perché non esistono case libere per nuclei come i loro. Insomma, per queste famiglie numerose l'abitazione esiste solo sulla carta: "I 600 alloggi Aler da ristrutturare potrebbero dare loro una boccata d'ossigeno", commenta Leo Spinelli, segretario del Sicet di Milano. Al momento ce ne sono150 per cui non è nemmeno stato possibile valutare la pratica alla Commissione assegnazione alloggi, l'organismo a cui spetta l'impossibile compito di trovare una casa popolare in deroga rispetto alla graduatoria delle case popolari. E il numero di questi casi irrisolti è destinato ad aumentare, se non si trovano soluzioni. Nel solo Comune di Milano, gli sfratti in esecuzione sono, al 30 maggio, 11.717. Di questi, 7.613 sono per morosità: tre volte tanto quelli per finita locazione, fino agli anni '90 la principale causa di sfratto. A questi se ne aggiungono altri 1.092: si tratta di vendite giudiziarie a seguito del mancato pagamento del mutuo o delle spese condominiali. Non che la provincia se la passi meglio: gli sfratti in esecuzione sono 6.159, di cui 4.002 per morosità e 359 per debiti. L'effetto su Comuni con poche risorse e affamati di alloggi è che le famiglie sono costrette a stare in albergo per molto tempo. In 80 a Sesto San Giovanni da 8 mesi vivono in queste condizioni. Situazioni analoghe, ricorda Cattoli, ci sono anche a Cinisello Balsamo e a Bresso. E le istituzioni, a tutti i livelli, sembrano non avere il minimo interesse ad arginare il problema.
Ogni giorno a Milano 6 -7 famiglie subiscono uno sfratto da una casa privata. Nove volte su dieci per morosità. Per la maggior parte di loro, non resta altro che la strada: scarseggiano i posti nelle comunità e gli alloggi popolari non sono disponibili. Ma anche i fondi per la permanenza negli alberghi sono ridotti all'osso.
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