Servizio civile, si cambia. Il Consiglio dei ministri ha approvato ieri un disegno di legge che delega il governo a riformare la legge sul servizio civile nazionale. Richiesto da tempo dal mondo degli enti e del terzo settore, il processo di revisione della legge 64 del 2001 aveva mosso i primi passi già nella scorsa legislatura, con il governo che aveva promosso un’indagine conoscitiva tra gli enti e i giovani volontari. Ora Palazzo Chigi mette nero su bianco. Il Parlamento dovrà dare via libera all’esecutivo per la stesura dei decreti legislativi, successivamente dovrà valutarne la congruità con la delega data. Previsto anche un parere della Conferenza Stato- Tra le novità sostanziali che potrebbero essere introdotte quando il testo diventerà legge ci sono l’introduzione della flessibilità nella durata (dai 12 mesi odierni a un periodo tra i 9 e 12) e nell’orario settimanale (dalle attuali 30 di media a una forbice tra 36 e 20), riducendo anche i giorni (da 5 a settimana e 4). L’obiettivo dichiarato di questa elasticità è quello di recuperare adesioni al Centro e al Nord, dove da anni il servizio civile riscuote molti meno consensi che al Nord: l’ultimo rapporto al Parlamento dice che Sud e Isole forniscono il 48% dei volontari, rispetto al 19% del Centro e al 22% del Nord. E, anche se in misura minore, sono più al Nord (22%) gli abbandoni e le rinunce per motivi di incompatibilità con lo studio e il lavoro (11% al Sud e 19% al Centro). Anche se non si tratta di un lavoro, la prospettiva di 433 euro per 12 mesi evidentemente ha molto più appeal nelle regioni ad alto tasso di disoccupazione. Col rischio di favorire qualche volta anche fenomeni di clientelismo. Non sono passati invece due punti considerati importanti dalla Consulta degli enti: aprire il servizio civile ai giovani immigrati, prevedere preventivamente un contingente annuale di volontari, per evitare che, come succede ora, il numero dei giovani avviati al servizio debba dipendere dai finanziamenti. Con pesanti flessioni in caso di tagli in Finanziaria. Ma ecco i contenuti del testo, illustrati dal sottosegretario Carlo Giovanardi, racchiusi in un solo articolo di cinque commi, con il primo suddiviso in 13 lettere. La bozza conferma che il servizio civile è un istituto finalizzato all’adempimento del dovere di difesa della Patria da realizzare attraverso attività che concorrano al conseguimento della pace, dell’uguaglianza, del progresso sociale, e allo stesso tempo anche della formazione civica, sociale, culturale e professionale dei giovani attraverso modalità di difesa nonviolenta. Viene ridefinita la divisione di funzioni tra Stato e Regioni, ribadendo l’esclusiva competenza statale per quanto riguarda l’aspetto legislativo. Il testo ridefinisce anche lo status giuridico dei giovani in servizio, prevedendo uno specifico rapporto non assimilabile né al lavoro né al volontariato propriamente detto. Ciò non esclude benefici per favorire l’ingresso nel mondo del lavoro. Per esempio portando al 20% il contingente riservato agli ex 'serviziocivilisti' nei concorsi per i Vigili del Fuoco. Come già detto, verrebbe rivista la durata annuale e l’orario settimanale. Il contributo mensile, oggi di 433 euro, verrebbe adeguato in maniera proporzionale alle ore svolte. La finalità esplicita è quella di favorire il completamento dei cicli di studio e il collocamento nel lavoro. In questa direzione andranno anche le misure volte a riequilibrare la distribuzione territoriale dei giovani, con forme di mobilità interregionale: oggi al Sud i progetti non soddisfano tutte le richieste dei giovani, mentre al Nord accade l’esatto contrario. Il progetto prevede inoltre la revisione dei criteri di accreditamento per gli enti del privato sociale e pubblici per selezionare quelli che dimostrino una effettiva condivisione dei principi e delle finalità del servizio. Per evitare disfunzioni e comportamenti difformi verranno riviste anche le sanzioni amministrative. In arrivo anche criteri di monitoraggio sui progetti, per verificarne sul campo l’efficacia in vista dell’approvazione di nuovi progetti. Accolta una vecchia richiesta degli enti con la possibilità di approvare progetti anche pluriennali, che garantiscano così efficacia e continuità ai progetti. Regioni.