«Dopo il Fondo salva-Stati servirebbe un Fondo salva-famiglie, perché i costi economici e sociali ai quali i nuclei familiari andranno incontro saranno molto alti. Tali da far saltare alcuni equilibri già precari». Luigi Campiglio, ordinario di Politica economica alla Cattolica di Milano, considera questa manovra obbligata – dopo 30 anni di errori e riforme mancate – e in larga parte condivisibile. Ma al tempo stesso assai preoccupante nei suoi effetti sulla condizione reale delle famiglie italiane.
Professore, la manovra approvata è efficace e soprattutto equa?
La definirei inevitabile e, per il momento, efficace. Quanto all’equità, lascia aperte diverse questioni.
Cosa non va? L’imposizione troppo alta sulla prima casa?
Non è in questione una singola misura, ma le modalità e il quadro complessivo. Di per sé un’imposizione sull’abitazione principale può essere giusta e utile. Ma andrebbe rapportata al reddito, perché, ad esempio, molti pensionati vivono in un’abitazione, magari ampia essendo quella nella quale hanno cresciuto i figli, ma ora dispongono di assegni previdenziali modesti e faranno fatica a pagare.
Si poteva anche rapportare le imposte al numero dei componenti il nucleo familiare...
Certamente. È chiaro che le famiglie con figli, in particolare con più figli hanno necessità di maggiore spazio abitativo. Anche per questo dico che non si può parlare di 'equità' se non si tiene conto della famiglia che è la dimensione base dell’equità. E non capisco cosa voglia dire 'equità' se non c’è una stretta connessione con i principi costituzionali della capacità contributiva, della progressività, del sostegno alle famiglie.
Per ora si prospetta il salvataggio delle detrazioni, comprese quelle per i figli a carico, ma a prezzo di un aumento dell’Iva.
Questo sarà dolorosissimo. Per salvare detrazioni, già di per sé insufficienti, rischiamo di farci doppiamente male. L’aumento dell’Iva, infatti, si scaricherà sui prezzi generando inflazione. In uno studio che ho appena condotto ho verificato come le famiglie del decile più basso di consumi, quelle più modeste, subiscano l’aumento dei prezzi assai più delle famiglie del decile di consumi più alti, le più ricche. E questo perché spendono per beni di prima necessità e ad alta frequenza di acquisto sui quali non ci sono prezzi elastici o grandi sconti. E questo senza considerare che con il blocco degli adeguamenti calerà il potere d’acquisto dei pensionati sopra i 1.000 euro. Sul piano generale, poi, dall’avvento dell’euro l’Italia ha registrato un incremento dei prezzi superiore dell’8% rispetto alla Germania e del 5% nei confronti della Francia. Un ulteriore aumento dell’Iva porterà questo divario ad ampliarsi, ai danni della nostra competitività e quindi della crescita economica.
A proposito di crescita, la manovra contiene stimoli sufficienti?
Le misure sull’Irap e sugli incentivi per le assunzioni di donne e giovani sono positive. Così come tutto ciò che contribuisce a fornire liquidità al sistema e ad evitare la stretta creditizia che può far fallire migliaia di imprese.
Ma sono provvedimenti che continuano ad agire sul lato dei costi quando i nostri problemi sono altri. Il costo del lavoro nel settore manifatturiero in Italia è di circa 20 euro l’ora. In Germania e Francia è 30 euro. Ciò che fa la differenza è il valore aggiunto, la produttività.
Cosa bisognerebbe fare allora?
Capisco che non si potesse fare con questa manovra d’urgenza, ma occorre anzitutto favorire le aggregazioni, la crescita e l’innovazione delle nostre microimprese. Il 20% degli occupati da noi è nella cosiddetta 'classe 0', cioè in aziende con zero o un dipendente. Secondo, prendere di petto la questione degli scarsi investimenti esteri in Italia. In rapporto al Pil sono appena il 20% contro il 40% della Germania. Eppure, come abbiamo visto il costo orario da noi è più basso, perché allora le imprese estere non investono in Italia? Probabilmente perché non si fidano, temono i tempi della nostra giustizia, la farraginosità delle nostre regole... Una perdita, perché la presenza di imprese estere favorisce concorrenza, innovazione e crescita economica complessiva. Noi invece continuiamo a esportare cervelli e a importare braccia, continuiamo a non combattere seriamente l’evasione fiscale...
Nella manovra, però, è previsto il nuovo limite per l’utilizzo del contante a mille euro...
Sì, bene, ma non mi sembra risolutivo. Oggi ci sono almeno 5 grandi autorità e agenzie che hanno anagrafi e database impressionanti: Sogei, Inps, Agenzia del territorio, Banca d’Italia, l’Agenzia delle entrate che può 'leggere' direttamente nei conti correnti. I dati ci sono, le tecnologie informatiche pure, c’è potenzialmente un Grande Fratello fiscale al quale non dovrebbe sfuggire neppure un capello. Usiamolo veramente contro l’evasione. Così come dobbiamo assolutamente regolare i mercati finanziari o l’Europa non uscirà mai dalla crisi.
Sulle pensioni, però, è stata operata una vera riforma strutturale.
Sì. Era inevitabile e giusto farlo. Ma attenzione perché proprio sulle pensioni stiamo assistendo a un cambiamento profondo, con alti costi di transizione. È vero che si vive di più e bisogna lavorare più a lungo. Ma, soprattutto per le donne, non si tiene conto di quanta parte di vita deve essere spesa nella cura dei figli, dei nipoti e dei genitori anziani o di un disabile. E ancora: va bene il passaggio al contributivo. Ma per favore, quando sarà completato, non consideriamole più 'prestazioni sociali' e non chiamiamole più 'pensioni' ma 'rendite' così come sono le polizze private per le quali 'tanto verso tanto riceverò'.