martedì 22 dicembre 2009
Cresce il triste elenco dei poveri stroncati dalle temperature glaciali. Ieri un invalido è stato trovato assiderato in una cascina del Cremonese. A Milano e Roma i piani anti-freddo stanno rivelando buchi preoccupanti. La Caritas ambrosiana: rimane scoperto il centro Sant’Egidio, chi sta in strada non lo fa per scelta.
  • Tra piccoli alibi e severi rimorsi di G. Anzani 
  • MILANO: città paralizzata, chiuse le scuole
  • COMMENTA E CONDIVIDI
    Sono almeno nove le persone senza dimora uccise del freddo negli ultimi 20 giorni in tutta la Penisola. Alla tragica contabilità si è aggiunto ieri il nome di Angelo Gnocchi, 67 anni e invalido, morto assiderato nel cremonese. Viveva in un’ala non riscaldata di una cascina. Lo rivela la Fiopsd, federazione nazionale degli organismi che aiutano i clochard, composta in gran parte da associazioni promosse da Caritas diocesane e dagli enti locali. Che, pur rilevando alcuni progressi, sottolinea che una parte del popolo degli ultimi è rimasta in strada e rischia l’assideramento sotto quest’ondata polare. La situazione in alcune città resta infatti difficile, nonostante le amministrazioni stiano lavorando a pieno regime e abbiano predisposto per tempo piani emergenziali adibendo all’accoglienza stazioni  ferroviarie, mezzanini della metropolitana e tendoni riscaldati. In alcuni casi, infatti, i posti disponibili non erano sufficienti, in altri i clochard non hanno potuto raggiungere le strutture perché troppo distanti o perché le procedure di accesso erano troppo elaborate. Senza contare la paura degli immigrati irregolari di venire denunciati soprattutto al nord. Che così rischiano la vita isolandosi al gelo in anfratti urbani quasi inaccessibili o pericolosi. A Milano e Firenze, inoltre, sono comparsi gruppi di homeless cinesi che non parlano lingue occidentali.«Il dato positivo – spiega  Paolo Pezzana, presidente della Fiopsd – è che i piani freddo sono stati organizzati per tempo dagli enti locali. Nonostante ciò, l’assistenza ai senza dimora nel nostro Paese resta ferma al livello assistenziale, manca una politica e così queste persone hanno sempre meno diritti delle altre. Su di loro si sono scaricati infatti i tagli ai servizi di welfare. Se non fosse per l’intervento dell’associazionismo, i punti di accoglienza resterebbero vuoti». Pezzana pone la questione delle statistiche sulle morti di freddo tra il popolo della strada, di cui si sa ancora poco o nulla.«Abbiamo raccolto notizie frammentarie che ci fanno stimare in nove gli homeless vittime del freddo a dicembre. Chiederemo al governo di aiutarci a costituire un osservatorio specifico, come quello delle morti in carcere».A Milano i piani sono stati predisposti a ottobre con il terzo settore.«Finora – conferma Raffaele Gnocchi della Caritas Ambrosiana – il coordinamento milanese ha funzionato. L’assessorato ai servizi sociali ha mobilitato nove unità di strada dell’associazionismo suddividendo la città in aree di competenza per evitare sovrapposizioni. Purtroppo resta scoperto il centro, dove dormono almeno 150 persona. I tendoni montati finora e le altre strutture sono troppo lontani per loro. Inoltre il comune dovrebbe istituire un numero verde per raccogliere le numerose segnalazioni dei cittadini che chiamano gli enti assistenziali segnalando casi di persone che dormono in strada». Nella capitale e in altre 12 città italiane la Comunità di Sant’Egidio organizza tutto l’anno le cene di strada per i senza dimora. La responsabile nazionale Francesca Zuccari conferma che in alcuni grandi comuni vi sono ancora posti liberi negli ostelli o nei tendoni.«È l’eterno equivoco – sbotta Zuccari –  nessuno o quasi sta in strada per scelta e non basta aprire strutture per questi soggetti quando il termometro scende sotto zero. La maggior parte di chi vive in strada non è infatti in grado di recarsi con le proprie gambe nei dormitori. Pensiamo solo a chi ha problemi di alcolismo. Vanno accompagnati e le procedure di accesso semplificate al massimo. Altra questione irrisolta sono gli irregolari, i quali, dopo un anno di campagne mediatiche, temono di venire espulsi. Si nascondono in baracche e rifugi di fortuna o in luoghi pericolosi come i binari ferroviari e il rischio è che, in caso di gelo o neve, restino isolati».A Milano e a Firenze sono comparsi inoltre gruppi di senza dimora cinesi. Sono i più disperati e all’ombra della Madonnina sono circa la metà dei clochard stranieri irregolari. «Non sono un gruppo– spiega Ulderico Maggi, responsabile dell’unità di strada milanese di Sant’Egidio – si ritrovano solo in fila per ricevere aiuti, ma vengono da diverse zone della Cina. Erano lavoratori in nero, vivevano in alloggi clandestini ed erano in carico al welfare privato della loro comunità. Perdendo il lavoro, hanno perso tutto e sono stati espulsi dalla comunità. La maggior parte non parla italiano o inglese e non ha prospettive. In fila per gli aiuti ci sono molti italiani per  i quali l’accesso alle strutture pubbliche e private resta difficile e non per scelta loro». Insomma, anche se quest’anno va meglio, per il popolo della strada si può fare di più, non solo a Natale.
    © Riproduzione riservata
    COMMENTA E CONDIVIDI

    ARGOMENTI: