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Alta tensione nel governo sul Superbonus e gli altri bonus legati all’edilizia. Il Cdm vara un decreto che, dalla sua entrata in vigore, blocca lo sconto in fattura e la cessione dei crediti e vieta alle pubbliche amministrazioni di diventare cessionarie di crediti d’imposta. In questo modo non potranno più essere utilizzate le due opzioni alternative alla detrazione. Fanno eccezione gli interventi per cui sia già stata presentata la Cila prima dell'entrata in vigore del decreto. L’obiettivo sarebbe quello di evitare la formazione di nuovo debito pubblico. Una decisione che però scatena la polemica politica – con alcuni ministri ed esponenti di Forza Italia contrariati dal repentino colpo di mano – e mette in allarme il settore edile (il 20 febbraio è previsto un incontro tra governo e associazioni di categoria).
«Siamo intervenuti perché c'era stata una lievitazione dei crediti... nel governo precedente era mancata una pianificazione e si è lasciato lievitare il numero dei crediti che era fuori controllo. Si tratta, quindi, di un’azione a tutela di cittadini, imprese e banche per impedire che una mancanza di controllo provocasse danni gravi all’economia». Così il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani spiega nella conferenza stampa al termine del Cdm la decisione contenuta nel decreto.
«Vorrei puntualizzare che non tocchiamo il Superbonus, interveniamo sulla cessione dei crediti d'imposta che ammontano a 110 miliardi di euro, questo è l'ordine di grandezza che deve essere gestito, l'obiettivo è dare la possibilità di gestirlo - aggiunge il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti, estensore del testo e “protetto” in questa sua decisione dalla premier Giorgia Meloni -. A questo punto dobbiamo agire di concerto con tutto il sistema bancario e non solo per risolvere questo bubbone che si è formato in ragione di una normativa definita con leggerezza». Parole che però non tranquillizzano.
«Faccio un appello ai ministri di Forza Italia: fermate il vostro governo. Così condannate a morte migliaia di imprese», scrive in un tweet il senatore del M5S Stefano Patuanelli, rilanciato dal leader Giuseppe Conte. «Bloccare preventivamente l’acquisto dei crediti da parte degli enti pubblici quand’anche ne abbiano significa togliere una delle possibili vie d’uscita al problema dei crediti fermi», è la posizione di Erica Mazzetti, deputata di Fi, che ha anche depositato un’interrogazione chiedendo di «precisare tecnicamente in quale modo si ritiene possa realizzarsi un risparmio pubblico sui crediti già iscritti in piattaforma».
Un’altra interrogazione è stata presentata dalla capogruppo Pd alla Camera Debora Serracchiani al ministro Giorgetti. Mentre per il senatore Daniele Manca, capogruppo Pd in commissione Bilancio, si tratta di «accanimento terapeutico del governo contro le imprese e le famiglie». «Non è tanto l'affossamento di una misura ideata dal M5S a preoccuparci, ma il colpo letale al settore dell'edilizia. Qui si gioca sulla pelle di lavoratori e famiglie e si mette a repentaglio il futuro di almeno 25mila aziende dell'edilizia, 130mila posti di lavoro», afferma il presidente del M5s Giuseppe Conte. Per il leader di Azione Carlo Calenda, invece, «la scelta del governo è totalmente condivisibile».
Preoccupata Federica Brancaccio, presidente dell’Ance-Associazione nazionale costruttori edili: «Senza un segnale immediato da parte del governo su una soluzione concreta e strutturale per sbloccare i crediti rischiamo una reazione dura da parte di cittadini e imprese disperati». Anche il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri (Fi) si unisce al grido d’allarme lanciato dall’Ance: «Il governo valuti con attenzione questo provvedimento che rischia di creare una emergenza sia dal punto di vista lavorativo che da quello economico».
Mentre la Cna-Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa rinnova la richiesta all’esecutivo di intervenire «sui circa otto miliardi di euro bloccati da mesi che mettono a rischio la sopravvivenza di 40mila imprese».
«Speravamo di continuare ad applicare lo sconto in fattura o a cedere i crediti, così sono a rischio occupazione e investimenti», scrive il presidente di Confartigianato Marco Granelli. «Lascia quantomeno perplessi la scelta del governo di eliminare del tutto questo sistema», conclude Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia.