L’annuncio è di quelli destinati a fare storia: dal 2014 basta con i libri di testo cartacei, solo libri digitali. Nella pratica la firma del decreto in materia di adozione dei libri scolastici da parte del ministro dell’Istruzione Francesco Profumo è tutto da verificare. Di certo il dibattito è aperto. Il decreto firmato dal ministro Profumo prevede che i collegi dei docenti dall’anno scolastico 2014/2015 dovranno adottare soltanto libri di testo nella versione digitale o mista (cioè un testo cartaceo con un’integrazione digitale, magari dedicata agli esercizi o a integrazioni). Un avvio, però, che non riguarderà tutte le classi. Ad andare in classe con il «tablet» nel settembre 2014 saranno gli studenti che frequenteranno la prima e quarta elementare (scuola primaria), la prima classe delle medie, la prima e la terza classe delle superiori. Per la scuola superiore il decreto prevede una possibilità di proroga di due anni nell’adozione dei libri digitali confermando quelli già in uso. Ma si tratta soltanto di una proroga momentanea,sottolineano dal ministero. Il decreto affronta anche l’adozione dei libri di testo cartacei per le altre classi. «Se i prezzi di copertina dei libri, definiti per l’anno scolastico 2013/2014, restano confermati anche per il 2014/2015 – si legge nella nota diffusa dal ministero dell’Istruzione –, si riducono i tetti di spesa entro cui il collegio dei docenti deve mantenere il costo complessivo dei testi adottati. La riduzione, rispetto ai limiti stabiliti per l’anno scolastico 2013/2014, è del 20%. Ma nel caso in cui – aggiunge ancora la nota – l’intera dotazione libraria sia composta esclusivamente da libri in versione digitale la sforbiciata è più consistente, con una riduzione che arriva fino al 30%». Davvero variegato il panorama delle reazioni. «Una bella e buona idea – commenta Roberto Pellegatta, presidente dall’associazione Disal-presidi –, ma resta senza risposta la domanda: e chi paga i tablet?». Quesito non da poco e che «l’esperienza vissuta in alcune realtà scolastiche della Lombardia questa scelta ha comportato un aumento di esborso per le famiglie, che non hanno trovato un reale vantaggio economico nei libri digitali, dovendone pagare l’acquisto delle licenze». Per non parlare della preparazione dei docenti coinvolti nell’utilizzo di questi strumenti.Decisamente negativo il commento del dirigente nazionale della Giovane Italia, organizzazione giovanile del Pdl, Tommaso Villa, che parla di «colpo di mano del governo destinato ad aggravare i bilanci delle famiglie con figli in età scolare». Più attendista la posizione espressa dal segretario generale della Cisl-scuola, Francesco Scrima, anche se non si nasconde che «in prospettiva ci si scontrerà con le condizioni di concreta fattibilità, tutta da verificare». Ma per il momento, secondo Scrima, «non c’è nulla di nuovo, perché il passaggio al digitale per i libri di testo era già in preventivo, ma se ne parla a partire dal 2014. Una questione che non si pone nell’immediato». Laconico il leader della Uil-scuola, Massimo Di Menna: «È un decreto di buone intenzioni, a futura memoria e del quale si fa fatica a coglierne l’utilità». Insomma anche se il ministero di viale Trastevere con questo decreto parla di un’ulteriore tappa verso la realizzazione dell’Agenda digitale italiana», molte perplessità sembrano restare sul cammino.