venerdì 2 ottobre 2009
Il via libera è passato con soli 20 voti di scarto. Proteste di Idv, Pd e Udc. Napolitano: «Non è un'amnistia. E firmo perché se no la Camera rivoterebbe un'altra volta lo stesso documento, e sarei obbligato. Lo dice la Costituzione».
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Via libera definitivo della Camera al decreto correttivo del dl anti-crisi che comprende tra l'altro le norme sullo scudo fiscale. Il via libera al decreto che contiene anche le norme sullo scudo fiscale e' arrivato, per maggioranza e governo, sul filo di lana. Sono stati solo 20, infatti, i voti di scarto tra i no (250) e i si' (270). Ma la maggioranza richiesta per l'ok al provvedimento era di 261 e i deputati del centrodestra erano solo in 9 in più del richiesto.La norma ora è legge e sarà firmata già domani dal presidente della Repubblica Napolitano, al suo rientro a Roma dalla visita al Potenza. "La previsione di ipotesi di non punibilità subordinata a condotte dirette ad ottenere la sanatoria di precedenti comportamenti non è ritenuta qualificabile come amnistia in base a ripetute pronunce della Corte Costituzionale, da ultimo con ordinanza 9 aprile 2009 n.109": è quanto scritto in una nota diffusa dal Quirinale in merito ala prossima firma del Capo dello Stato delle misure sullo scudo fiscale. E alla domanda di un cittadino, che in Basilicata lo ha avvicinato chiedendogli di non firmare il decreto anti-crisi, Napolitano ha risposto: "Nella Costituzione c'è scritto che il presidente promulga le leggi. Se non firmo oggi il parlamento rivota un'altra volta la stessa legge ed è scritto (nella Costituzione, ndr) che a quel punto io sono obbligato a firmare. Questo voi non lo sapete? Se mi dite non firmare, non significa niente". Il presidente della Repubblica ha quindi raggiunto il Palazzo Giustino Fortunato per partecipare al convegno sulla questione meridionale, ultimo appuntamento del suo viaggio in Basilicata. Proteste dell'Idv. "Vergogna", "La mafia ringrazia", "Fuori la mafia dallo Stato": sono alcune delle scritte riportate dai cartelli che i deputati di Idv hanno innalzato alla Camera subito dopo l'approvazione del decreto correttivo anticrisi che contiene lo scudo fiscale. Subito prima del voto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, avendo capito che i parlamentari di Idv stavano per tirar  fuori dei cartelli di protesta ha detto: "voglio ricordare che  in quest'aula non è consentito dar vita a manifestazioni con cartelli, striscioni o quant'altro. Lo dico in via preventiva". Parole che però non sono state ascoltate, tant'è che immediatamente subito dopo il voto elettronico e la proclamazione dei risultati, i deputati di Idv hanno innalzato i loro cartelli, scandendo anche lo slogan "fuori la mafia dallo Stato". Come risposta dai banchi del centrodestra sono partiti alcuni fischi. Fini ha chiesto ai commessi di togliere i cartelli, ed ha ironizzato su alcuni parlamentari di Idv che hanno resistito: "Vi prego di togliere i cartelli, abbiamo fatto le foto necessarie". Pd punirà gli assenti.  La presidenza del gruppo del Pd alla Camera prenderà "immediate sanzioni" per i deputati che erano assenti ingiustificati al momento del voto finale sul decreto  con lo scudo fiscale.  In relazione al voto finale,la Presidenza del gruppo Pd della Camera rende noto che la presenza dei deputati democratici è stata dell'88.43% e che "dei 216 deputati erano assenti in 22, in quanto il voto dell'onorevole Colombo, presente in aula, non è stato registrato elettronicamente, ma è stato prontamente  segnalato e corretto". Undici parlamentari erano assenti per malattia e due in missione per la Camera ma "per gli assenti ingiustificati, che comunque non sarebbero stati determinanti ai fini del voto, la presidenza del gruppo prenderà immediate sanzioni".Sanzioni anche per Udc assenti. Sanzioni pecuniarie ai 6 deputati Udc assenti al momento del voto finale sulla scudo fiscale sono chieste dal leader del partito Pier Ferdinando Casini che in una lettera ai deputati centristi parla di "grave mancanza di responsabilità". "La tua assenza, in alcun modo giustificata nè preannunciata, rappresenta -scrive CAsini- una grave mancanza di responsabilità nell'esercizio del mandato parlamentare e nella disciplina di gruppo". "Sottoporrò agli organi del gruppo -fa sapere CAsini- la questione per l'eventuale applicazione di sanzioni pecuniarie per le assenze ingiustificate e ti richiamo per il futuro ad un maggior rispetto dei tuoi doveri".
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