Bisogna chiudere in fretta. Nessuno l’ha mai chiamata maggioranza, perché politicamente non ha affatto l’intenzione di essere tale, ma Mario Monti vuole frenare quanto prima l’escalation avviata dal vertice saltato della scorsa settimana, che ieri ha raggiunto il picco, con uno scambio al veleno tra Alfano e Bersani. Un clima tutt’altro che costruttivo, alla vigilia del vertice romano con Angela Merkel. Contrariato ma non sopraffatto, il premier non si scompone e, «fiducioso» che «tutto rientrerà», avvia un giro di telefonate bilaterali, propedeutiche a quell’incontro che dovrà affrontare le emergenze e le riforme per il Paese e che viene fissato per giovedì alle 20.Sul tavolo l’agenda dell’esecutivo al gran completo, che comprende tutti i temi caldi, spiega un comunicato di Palazzo Chigi, «ed alcune prossime scadenze» come «la Rai», ma anche la giustizia e il lavoro. In più, però, Monti intende avere la certezza che nessuno dei tre partecipanti tenti di nuovo di far saltare il vertice, come era successo mercoledì scorso su iniziativa di Alfano.Ma a Roma, mentre ancora Monti era impegnato nell’eurogruppo, ieri, il segretario del Pd si toglieva qualche sassolino dalla scarpa, ancora seccato per la frenata del Pdl sull’esecutivo. «È da irresponsabili accendere fuochi nel momento in cui deve invece andare avanti l’azione del governo», sentenzia il leader democratico. E se voci dal governo ridimensionano gli scontri come fisiologici, consapevoli che le amministrative sono alle porte, Bersani incalza: «Siamo in campagna elettorale? Io non me ne ero accorto prima che Alfano alzasse i toni polemici: ma se è così avvertano, perché vorremmo partecipare anche noi».
Le polveri stanno prendendo fuoco e i due partiti maggiori si attaccano nei rispettivi punti deboli. Alfano, che dall’ordine del giorno del vertice avrebbe tolto i capitoli Rai e giustizia, spinge per la discussione sul lavoro. «Se parla di lavoro sono contento, basta che non sia un modo per svicolare da altri temi», replica il leader piddì.«Quando noi dicevamo che la priorità era la giustizia – replica Alfano – la sinistra diceva che i problemi erano altri. Oggi c’è un governo votato dal Parlamento per occuparsi della vera emergenza del Paese che è l’economia, e secondo voi la sinistra oggi di cosa vuole parlare? Di giustizia e di Rai...». Un messaggio a Bersani, ma anche per Casini, specifica il segretario del Pdl. Bersani però non demorde. «Se il Pdl ha dei problemi, li aggiusti senza coinvolgere il sistema e in particolare il governo», insiste. E sul dialogo tra i due partiti precisa: «Non è che io abbia aperto un vero e proprio dialogo con il Pdl, sto solo cercando di sostenere un governo che deve affrontare un’emergenza. Credo invece che il Pdl abbia dei problemi e scatena delle battaglie e delle offensive propagandistiche come quella sui gay». Ma proprio le divergenze dimostrano, secondo il segretario pd, che «destra e sinistra» non sono affatto uguali: «Ogni volta che incontro la destra non concordo quasi mai su nulla, poi non sto lì a dare dei cazzotti: Rai, giustizia, lavoro, fisco, evasione fiscale», ha detto ancora Bersani. Aggiungendo: «Sul piano ideale ho sempre avuto un’idea: la sinistra è il sentimento acuto dell’uguale dignità di tutti gli uomini e donne del mondo».E anzi, il segretario del Pd propone a Monti una politica più di sinistra: «Nessuno ha la bacchetta magica, ma serve che questo governo dia una lettura attenta della situazione italiana, e dia qualche segnale amichevole verso i problemi del lavoro e sociali». Destra o sinistra, comunque, ormai si va avanti insieme, altrimenti, ragionano nel Pd Bersani e il suo vice Enrico Letta, «tornare agli incontri bilaterali sarebbe come fare il passo del gambero». Tanto più che urge una riforma elettorale condivisa, dicono. Anche se il Pd, in caso di mancata riforma, si sta attrezzando per promuovere le primarie di collegio.L’allarme, comunque, lo lancia il leader dell’Udc. «È in atto un tentativo di indebolire il governo. È un errore molto grave, perché l’esecutivo ha risanato l’economia», secondo Pier Ferdinando Casini.Una replica arriva dal capogruppo Pdl Fabrizio Cicchitto: «Noi appoggiamo tutte le iniziative del governo Monti. Ma Casini non può chiederci di essere d’accordo con Bersani, tra noi e il Pd c’è un’evidente divergenza politica».