Se ne parla da anni, ma lo scolmatore che potrebbe mettere in sicurezza Genova è ancora lontano dall’essere realizzato. Una storia che in parte spiega il disastro. A dirlo è l’autorevole voce di chi fu sindaco della città dal 1993 al 1997: Adriano Sansa, magistrato, ora presidente del Tribunale dei Minori di Genova. «Esisteva un contenzioso – ricorda – per il quale l’allora commissario prefettizio fu categorico nel protrarre il blocco del cantiere, sotto indagine dei magistrati per presunte tangenti (fu arrestato anche l’attuale governatore Burlando, ndr), e nel bloccare l’appalto alla ditta che ci lavorava ». Il magistrato si dice molto turbato per l’accaduto e dispiaciuto di non aver potuto realizzare quanto avrebbe reso più sicuro il torrente. «I contenziosi si risolsero quando non ero più sindaco. Dopo essere stato eletto trovai quei nodi e non potevo certo intervenire dove stava lavorando la magistratura», ricorda rievocando come, proprio poco prima dell’inizio del suo mandato, c’erano state vittime per lo straripamento del Cerusa, torrente del Ponente genovese. «Mi recai sul posto appena eletto – ricorda Sansa – e trovai abitanti comprensibilmente stravolti dal dolore. Mi accolsero anche in maniera molto accesa. Dissi che avrei fatto tutto il possibile per evitare altre catastrofi ». Sansa ricorda che il contesto idrogeologico era il punto debole di Genova e meritava, come merita tuttora, la principale attenzione degli amministratori. «Sono stato il primo sindaco a nominare un geologo assessore all’Urbanistica, Alessandro Nosengo, suscitando anche qualche protesta dei costruttori. E come amministrazione ci eravamo dedicati a fogne, rivi, affluenti di affluenti di torrenti, investendo all’epoca centinaia di miliardi di lire.Credo sia stato l’atto più importante del mio mandato. In uno studio con l’-U-S niversità di Torino i tecnici avevano persino concluso che lo scolmatore, elemento di sicurezza notevole, avrebbe addirittura potuto essere superfluo se si fossero tenuti puliti rivi, fogne, torrenti». In questi giorni, sconvolto per l’accaduto, «ho telefonato ai miei collaboratori di allora. Mi hanno ricordato come gli avessi 'rotto le scatole' su questi interventi, ad ogni riunione». Quelle pulizie, per l’ex sindaco, «a qualcosa sono servite ma la situazione che trovai all’epoca era di dissesto molto grave». Le alluvioni degli anni successivi lo hanno confermato. Nel 2006, Bertolaso, Burlando e l’allora sindaco Pericu presentarono un piano di intervento per mettere in sicurezza Fereggiano e Sturla: 9 milioni per il primo, 11 per il secondo, mentre sul greto sono stati demoliti tre fabbricati con venti appartamenti. «Se non fosse stato fatto, venerdì ci sarebbe stata una strage», dice ora Burlando. Da tempo sono allo studio interventi per il torrente. Gli ostacoli sembrano essere nei costi, come quelli per completare il tratto coperto Foce-Brignole del Bisagno: 95 milioni di euro. Occorre «elevare sensibilmente la portata nel tratto finale», dice Burlando. Il piano attuale «la prevede a 1050 metri cubi al seconfo e il piano di bacino, per sicurezza assoluta, arriva a 1300». Soglia raggiungibile però solo realizzando lo scolmatore che aumenta la portata di 450 metri cubi ma comporta anche un costo aggiuntivo di 250-270 milioni. E a Genova ora fa paura tutto ciò che c’è nel sottosuolo, a cominciare dalla metropolitana.