L' apertura del governo sulla scuola cattolica? «Non è compiuta», risponde il cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia, pur apprezzando il passo indietro rispetto al taglio dei 130 milioni di euro. Intanto - spiega - manca ancora una parte dei fondi, compresi quelli del 2008 da sbloccare. E poi manca la parità. «Vorremmo che il Paese capisse la portata del grande servizio che i cattolici fanno soprattutto a livello delle scuole materne, ma non solo, mettendo a disposizione una scuola che è di tutti ed è aperta a tutti». La pastorale scolastica della diocesi e l'Agenzia patriarcale per le scuole paritarie d'ispirazione cattolica "card. Pietro La Fontaine" hanno organizzato ieri un convegno su "La scuola di oggi e l'avventura educativa". Nell'introduzione don Renzo Barduca, coordinatore dell'Ufficio diocesano e preside dell'Agenzia, ha detto chiaro e tondo che «al di là delle promesse, viviamo nell'incertezza del futuro». Non sono pochi, infatti, gli istituti a rischio chiusura. Un'emergenza che il patriarca Scola ed i vescovi del Nordest hanno ben presente. Per questo il cardinale, a margine dei lavori, ha sottolineato con preoccupazione: «la scuola cattolica non ha bisogno di elemosina», ma il supporto da parte dello Stato deve essere «una scelta stabile». In altre parole, «non vorremmo passare tutti gli anni attraverso le forche caudine per ottenere il riconoscimento minimo di ciò che è diritto e che per giunta costituisce anche un grosso risparmio per lo Stato». È dimostrato, infatti, che fin dalle scuole materne un alunno costa alla finanza pubblica molto meno del coetaneo che frequenta la scuola statale. Ecco perché il patriarca fa un passo avanti. «La crisi finanziaria che stiamo attraversando, e che ci chiama ad un ripensamento globale dei nostri stili personali e sociali di vita, rimette in evidenza l'urgenza di ripensare, nei tempi e nei modi che sono necessari, la libertà di educazione fino in fondo». Solo uno slogan? Macché. Tutt'altro. Libertà d'educazione significa, per il patriarca, «mettere realmente in campo, a tutti i livelli, la società civile. Ovviamente senza togliere allo Stato la responsabilità di governo». Il convegno di Venezia ha visto interagire con il cardinale Scola un dirigente scolastico, un insegnante, un gestore. Il patriarca è andato al fondo della sfida educativa, spiegando in particolare perché la scuola cattolica è scuola davvero libera. «Oggi è fuori dubbio che la difficoltà nell'educare è dovuta alla pesantissima riduzione dell'esperienza e della pratica della libertà a cui la nostra società oggi è sottoposta. Una scuola come la nostra ha pertanto una grande chance, perché la proposta di una concezione integrale della libertà che noi possiamo fare è una proposta che parla direttamente al cuore dell'uomo». Bisogna, insomma, far balenare nel cuore e nella mente del ragazzo, seppur andando contro corrente, «la bellezza di una libertà integrale». Ovviamente «educando nei fatti a questa libertà integrale». «Altro che scuola cattolica e Chiesa come luogo dei no " ha chiosato il patriarca ". Chiesa e scuola sono il luogo della piena soddisfazione, della convenienza». Certo, anche la scuola cattolica deve sapersi rinnovare per rispondere al meglio a queste aspettative. «Sarebbe molto importante " ha suggerito Scola " che le scuole cattoliche avessero più coraggio nel cercare nessi oggettivi tra l'ipotesi interpretativa del reale, che è il fatto cristiano, e le materie che vengono insegnate». Il patriarca ammette, infatti, di aver constatato che «c'è stata tanta innovazione nelle nostre scuole cattoliche», ma che «si è stati costretti - per avere i famosi titoli alla paretiticità - a copiare i programmi dalle scuole di Stato» e in questo modo «anche le forme creative sono spesso di carattere psico-sociale». Le scuole, in altre parole, «sono spesso più attente alla pur importante forma che al contenuto di ciò che comunicano». «Forse» la scuola potrebbe essere più coraggiosa, ha esemplificato Scola, «nell'inventare un modo di porgere la letteratura - so che molti docenti lo fanno - più che altre materie, in cui, nel rispetto dello statuto proprio della materia e della scuola, si veda di più il nesso con l'ipotesi interpretativa». Una scuola cattolica, infatti, raggiunge il suo obiettivo quando suscita «la domanda dell'ipotesi esistenziale e interpretativa del reale» e " certifica il patriarca ", «perché se suscita la domanda va incontro al desiderio di felicità e alla libertà».