martedì 28 aprile 2015
Protestano i sindacati: «Intollerabile imposizione del governo». Le prove saranno il 6 e 7 maggio. Su Facebook duello sull’assunzione dei precari, tra docenti e la relatrice Coscia: «Cerco di muovermi in questa enorme palude».
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Il primo effetto concreto dello sciopero della scuola del 5 maggio è stato il rinvio delle prove Invalsi della primaria, previste proprio quel giorno. Lo ha comunicato ieri lo stesso istituto di valutazione, aggiornando il calendario al 6 e 7 maggio. Il primo giorno è in programma la prova di lettura della II e quella di italiano di II e V. Giovedì 7 si svolgeranno, invece, il test di matematica (II e V) e il questionario studente solo per la V.«Tale variazione – si legge in una comunicazione della presidente dell’Invalsi, Anna Maria Ajello – riguarda tutte le classi indipendentemente dall’adesione del personale allo sciopero».Restano, invece, confermate le altre date: 12 maggio prova di matematica, d’italiano e questionario studente per la II superiore e 19 maggio prova di matematica e d’italiano nell’esame di terza media.La decisione di rinviare le prove ha scatenato le proteste dei sindacati. Per il segretario generale della Cisl Scuola, Francesco Scrima, «il rinvio delle prove Invalsi dimostra che la protesta è corale» e la Uil scuola, con il segretario generale Massimo Di Menna, riflette sulla «debolezza del governo, che deve decidersi a emanare un provvedimento d’urgenza per il reclutamento e ascoltare le richieste di chi a scuola lavora ogni giorno». L’Usb ha subito proclamato il blocco delle attività anche per il 6 e 7 maggio per le primaria e per il 12 maggio per la secondaria, mentre i Cobas parlano di «intollerabile imposizione, illegittima e antisindacale». Per la Gilda, lo slittamento delle prove è «un provvedimento decisamente inopportuno», con Unicobas che riflette sulle ripercussioni sulle scuole «che avevano già in programma altre iniziative per il 7 maggio», mentre il Movimento 5 Stelle parla di «entrata a gamba tesa contro il dissenso».Intanto, mentre anche le organizzazioni sindacali universitarie hanno dichiarato l’adesione allo sciopero di martedì prossimo, ieri il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, è tornato a parlare della riforma della scuola in una lettera ai circoli del Pd. «Il nostro disegno di legge – scrive il premier – può essere migliorato ancora. Siamo aperti e pronti all’ascolto. Ma un punto deve essere chiaro: la scelta dell’autonomia è decisiva. Significa che la scuola non deve essere nelle mani delle circolari ministeriali e dei sindacati, ma dei professori, delle famiglie, degli studenti». Al premier ha replicato l’ex-presidente del Consiglio, Enrico Letta: «Sulla scuola sono state fatte tante promesse» ma il risultato è che «il 5 maggio abbiamo uno sciopero generale» dei docenti.E proprio un nutrito gruppo di insegnanti, ieri ha dibattuto via Facebook con la relatrice del ddl “Buona scuola” in commissione Cultura della Camera, Maria Coscia, deputata del Pd. «Vorrei sfatare una diceria – ha scritto la parlamentare sul proprio profilo –. La sentenza europea non ci obbliga ad assumere ma a risarcire chi ha subito un danno». Il riferimento è alla sentenza della Corte di giustizia europea del 26 novembre, che ha condannato l’Italia per abuso di contratti a tempo determinato oltre i 36 mesi. Dopo questo pronunciamento, diversi Tribunali del lavoro hanno accolto i ricorsi di insegnanti precari, immettendoli in ruolo e stabilendo anche sostanziosi risarcimenti. A questi precedenti hanno fatto riferimento i docenti che hanno criticato le parole della deputata. Che si è difesa così: «Cerco di muovermi in questa enorme palude. Non è semplice».Infine, in serata è stato approvato in commissione Cultura di Montecitorio l’articolo 1 del ddl, che introduce l’obiettivo della riforma: «Dare piena attuazione dell’autonomia delle istituzioni scolastiche».
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