Volevano dimostrare che Eluana Englaro era devastata dopo 17 anni di stato vegetativo. Al suo cappezzale sono stati introdotti anche una giornalista ed un fotografo. Non invece il dottor Antonio Barillari, medico ed assessore comunale alla sanità, dimessosi in contrasto con la decisione del sindaco Furio Honsell di dar spazio nel capoluogo friulano al drammatico epilogo della vita di Eluana. Il risultato? Quattro indagati, per una foto di troppo. Un nuovo capitolo giudiziario che si aggiunge alle indagini della procura di Udine su un centinaio di esposti e di denunce. Ma non mancano nemmeno le conseguenze politiche. I partiti della maggioranza hanno chiesto la testa di Gabriele Renzulli, ex socialista, l’assessore ombra della sanità friulana. Pdl, Udc, Lega hanno detto al governatore Renzo Tondo che Renzulli non ha i titoli per continuare ad essere il presidente dell’organo di indirizzo della fusione tra l’ospedale di Udine ed il policlinico universitario. Era stato Giuseppe Campeis, legale della famiglia Englaro, a definirlo la mente di quanto è accaduto. Ma torniamo agli ultimi sviluppi giudiziari. I carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Udine hanno consegnato ieri al procuratore della Repubblica del capoluogo friulano, Antonio Biancardi, gli atti delle indagini relative alle foto scattate ad Eluana nella stanza de "La Quiete" di Udine in cui era stata sistemata. L’anestesista Amato De Monte, la giornalista della Rai Marinella Chirico, il fotogiornalista Francesco Bruni e l’infermiera Cinzia Gori dell’associazione "Per Eluana", sono indagati per alcuni scatti fotografici, avvenuto alla vigilia dell’improvviso decesso di Eluana. L’ipotesi di reato a loro carico è la violazione dell’art. 650 del codice penale, che tratta dell’inosservanza dei provvedimenti dell’autorità. In altre parole avrebbero disatteso quella parte del protocollo che impediva di fotografare Eluana. Bruni ha già consegnato il suo materiale agli investigatori. De Monte, che pure aveva fatto dei scatti, dice di averli consegnati alla famiglia Englaro; i carabinieri, però, ne chiedono l’acquisizione. Al medico De Monte, che coordinava l’equipe incaricata di attuare il protocollo, si contesta non solo il fatto di avere scattato foto, bensì quello di avere consentito a persone non autorizzate - in questo caso alla giornalista della Rai e al fotogiornalista - di avere accesso alla stanza dove si trovava Eluana. Testimonianza, quella della Chirico, servita a tanti media per far ritenere che non ci fossero più ragioni per continuare a far vivere Eluana. ’«Non c’è stata alcuna violazione della riservatezza e quindi del decreto della Corte d’Appello - ha dichiarato Vittorio Angiolini, legale di Beppino Englaro -. Non c’è stata inoltre alcuna violazione delle disposizioni del tutore, cioè il padre di Eluana, il quale ha autorizzato queste fotografie per finalità di documentazione clinica: come corredo della cartella clinica». Angiolini ha però messo le mani avanti, anticipando che se a seguito «di queste iniziative delle forze dell’ordine dovessero essere rese pubbliche le fotografie, la famiglia di Eluana si riserva ogni azione giudiziaria a tutela della privacy». Secondo Giuseppe Campeis, altro legale della famiglia Englaro, «le ipotesi accusatorie formulate dalla polizia giudiziaria sono penalmente irrilevanti. Se il protocollo lo ha fatto Beppino - ha concluso - non vedo reati se poi lui ammette nella stanza della figlia uno o due suoi conoscenti di fiducia».