Da qualche giorno la notizia circolava sui giornali. Ma ieri mattina sono arrivati i particolari. Piuttosto scabrosi. Una coda velenosa dell’inchiesta sugli appalti alla Maddalena ha coinvolto il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola. Che, allo stato, non risulta indagato ma che, secondo riscontri circostanziati, avrebbe pagato parte di un appartamento a Roma, da destinare alla figlia, con ottanta assegni circolari, dal valore complessivo di 900mila euro, provenienti da un conto corrente riconducibile al plurindagato costruttore Diego Anemone, in carcere per i fattacci emersi sugli appalti del G8 e sul vorticoso giro di denaro verso dirigenti pubblici. Scajola, nei giorni scorsi, aveva negato decisamente questa versione dei fatti, confermando che l’appartamento era stato pagato solo 600mila euro prelevati dal suo conto corrente. Ma i due ex comproprietari dell’appartamento, ascoltati come testimoni dalla procura di Perugia, hanno invece ammesso di aver ricevuto gli assegni direttamente da Scajola durante un incontro al ministero; gli assegni circolari dovevano servire a saldare la quota non dichiarata del valore complessivo dell’appartamento, denunciato per 600mila euro, ma pagato 1 milione e mezzo. Scajola ieri mattina si è difeso attaccando: «Non mi lascio intimidire. Nella vita possono capitare cose incomprensibili. E questa è addirittura sconvolgente. Colpisce con una violenza senza precedenti il mio privato e la mia famiglia. Registro un attacco infondato e senza spiegazione, per una vicenda nella quale non sono indagato». Nessuna parola sul merito specifico delle accuse, ma rispetto e silenzio nei riguardi «dei magistrati che indagano». Il mondo politico si è subito spaccato in due: da tutti i big del centrodestra solidarietà piena e incondizionata al ministro «al di sopra di ogni sospetto» e «stupore» per l’attacco giudiziario-mediatico; dalle opposizioni l’invito a lasciare il ministero (Di Pietro) o la richiesta di saperne di più: la capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro ha invitato il ministro a recarsi in aula per fornire chiarimenti al Parlamento. Scajola si è presentato nel pomeriggio di ieri a Palazzo Grazioli e ha messo sul tavolo del presidente del Consiglio l’ipotesi di dimissioni. «Così – ha detto – finiranno di attaccare me e il governo». Ma Silvio Berlusconi l’ha subito fermato: «Caro Claudio, stai sereno. Devi resistere qualche settimana, poi succederà come per Bertolaso: finirà tutto in una bolla di sapone».